Quasi ottocento milioni di euro; 155 “case di comunità”; 50 centrali operative territoriali; 44 ospedali di comunità, di cui 6 nella provincia di Messina (11 nel Palermitano, 10 nel Catanese). Sono questi i numeri del “pacchetto” sanitario del Pnrr, il piano che dopo alcune settimane di mediazione – specie su qualche nodo in provincia di Palermo –, ha ottenuto il via libera della commissione Sanità dell’Ars, attraverso una risoluzione e un atto di indirizzo nel quale sono elencati tutti gli interventi, provincia per provincia. Erano state diverse, da febbraio, le audizioni nella commissione presieduta dalla deputata Margherita La Rocca Ruvolo. La seduta chiave è stata quella del 1. marzo scorso, quando sono stati ascoltati l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, “padre” del maxi-piano da quasi 800 milioni, e Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali). Quest’ultimo ha spiegato che «Agenas svolgerà un ruolo di cerniera tra il Ministero e le Regioni sulla pertinenza delle allocazioni delle strutture previste nel Pnrr», evidenziando «l’importanza delle case di comunità, che saranno poste al centro dei servizi territoriali , mentre gli ospedali di comunità dovrebbero configurarsi come una struttura intermedia tra territorio e presidi per acuti». Una volta presentato il piano, entro due mesi Agenas effettuerà la verifica della programmazione regionale «finalizzata alla firma del contratto tra ministro e presidente della Regione. Dopo la firma – ha chiarito ancora Mantoan –, la programmazione non potrà più essere cambiata e partirà il cronoprogramma, che prevede il mese di giugno 2026 come termine ultimo di ultimazione delle strutture». Insomma, bisognerà attendere ancora qualche mese per il via libera definitivo, a Roma. Ma l’architettura del piano è stata definita e si traduce in risorse, investimenti e, almeno sulla carta, un ritorno al centro della scena della medicina territoriale, dopo anni di smantellamento.
Le tipologie di strutture
Sono tre le tipologie di strutture previste. Le Case di comunità sono definite come «luogo fisico di prossimità e di facile individuazione, dove la comunità può accedere per entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria». Le caratteristiche: medico h24, presenza di infermieri e specialisti. Poi sono le Centrali operative territoriali, alle quali spetta «una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza». Ne è prevista una ogni 100 mila abitanti, o comunque a valenza distrettuale.
Gli ospedali di comunità
Infine gli ospedali di comunità, con almeno venti posti letto ogni 50-100 mila abitanti: strutture sanitarie «di ricovero breve», con una «funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero» e lo scopo di «evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio». Ognuno di questi ospedali dovrà avere uno standard minimo di nove infermieri, sei operatori sociosanitari e un medico per almeno quattro ore al giorno, sette giorni su sette. Nella provincia di Messina sono sei gli ospedali di comunità previsti dal Pnrr Sanità: uno nel capoluogo, nell’area dell’ex presidio ospedaliero Mandalari; uno a Taormina, in un terreno di contrada Marfaele; a Milazzo, nell’ex presidio di Vaccarella; a Barcellona, nell’ex presidio ospedaliero; a Patti, in località “case nuove Russo”; a Sant’Agata Militello, in via Catania. Venti, invece, le case di comunità: tre a Messina (ex Mandalari, via del Vespro e Pistunina), le altre sono previste a Brolo, Taormina, Santa Domenica Vittoria, Roccalumera, Milazzo, Valdina, Salina, Barcellona, Montalbano Elicona, Novara di Sicilia, Patti, San Piero Patti, Sant’Agata di Militello, Castell’Umberto, Capo d’Orlando, Santo Stefano di Camastra, Mistretta. Infine sono sette le centrali operative territoriali, divise sostanzialmente per distretti: una a Taormina (sempre in contrada Marfaele), una a Messina (ex Mandalari), una a Milazzo (ex presidio ospedaliero di Vaccarella), una a Lipari (nei pressi del distretto a San Giorgio), una a Barcellona, una in via Cattaneo a Patti e una a Sant’Agata Militello. Per quanto riguarda le altre aree metropolitane, a Palermo sono previsti 39 case di comunità, 12 centrali operative territoriali e 11 ospedali di comunità; a Catania 29 case di comunità, 10 centrali operative territoriali e 10 ospedali di comunità. Tutti interventi – la commissione Sanità dell’Ars ha voluto che venisse ribadito con la sua risoluzione, impegnando il Governo in tal senso – «aggiuntivi rispetto all’attuale programmazione ospedaliera e territoriale».