Mafia a Messina, la pax tra i tre clan della città. La droga è il business, il ruolo degli ex pentiti
Il principale business dei gruppi criminali e mafiosi di Messina è la droga. Che scorre a fiumi. La città non è più soltanto un crocevia tra la Calabria e la Sicilia, ma anche un mercato molto fiorente. Quindi molta droga rimane in “loco” per essere spacciata al minuto. C’era un gruppo di ex collaboratori di giustizia che una volta rientrati in città voleva riavviare gli “affari” alla vecchia maniera. Nella seconda puntata dedicata alla relazione annuale del procuratore capo Maurizio de Lucia focalizziamo l’attenzione su Messina.
La pacifica convivenza
Le indagini sulla mafia della città di Messina - scrive il procuratore -, si sono tradizionalmente concentrate sulla lotta al narcotraffico e sulla repressione del fenomeno delle estorsioni, attività nelle quali sono, da sempre, stati impegnati alcuni dei più pericolosi gruppi criminali operanti nei quartieri di “Camaro”, “Mangialupi” e “Giostra”. Le più recenti attività investigative, anche grazie al contributo di alcuni collaboratori di giustizia, hanno confermato la suddivisione del territorio tra diversi gruppi ma hanno rivelato che le nuove modalità dell’azione criminale non corrispondono più - come in passato - a logiche di rigida spartizione, ma a principi di pacifica convivenza. Queste conoscenze provengono dalle operazioni Matassa e Totem, che hanno confermato la persistenza di tre gruppi mafiosi storicamente operanti in tre diversi quartieri della città: Santa Lucia sopra Contesse (zona sud), Camaro (centro) e Giostra (nord). Ancora ulteriori conferme sulla corretta individuazione delle attuali zone di ripartizione del territorio della città di Messina e della floridità dell’attività dei gruppi criminali radicati provengono dalle recenti collaborazioni fornite da Selvaggio Giuseppe e Minardi Giuseppe. D’altra parte - afferma ancora il magistrato -, l’esigenza di monetizzare guadagni cospicui ed immediati ha incrementato in maniera esponenziale l’interesse dei gruppi criminali organizzati per il traffico di sostanze stupefacenti che vede la provincia di Messina al centro di un fiorente mercato e non più centro di mero transito tra la Calabria e la provincia di Catania.
Ex pentiti e “riorganizzazione”
L’operazione “Predominio” - scrive il procuratore -, trae origine da un’attività di collegamento investigativo tra diversi procedimenti penali, dall’analisi dei quali è emersa l’ipotesi una riorganizzazione sul territorio di Messina di alcuni ex collaboratori di giustizia, i quali, non solo non avrebbero reciso i contatti con la criminalità organizzata di provenienza, ma, anzi, si muoverebbero in un’ottica di nuovo controllo del territorio in contrasto con i gruppi tradizionali. Tra tali soggetti, particolare rilievo riveste la figura di Nicola Galletta, il quale, oltre ad avere formato un proprio gruppo di riferimento unitamente all’ex collaboratore Barbera Gaetano, avente le caratteristiche del sodalizio di stampo mafioso, nel quale rivestono un ruolo di primo piano anche gli ex collaboratori di giustizia Pietropaolo Pasquale e Bonaffini Salvatore, ha avviato contatti con altro gruppo dedito al traffico di sostanze stupefacenti, capeggiato da Angelo Arrigo, per il tramite dell’intermediazione del predetto, Barbera Gaetano.
I tre gruppi mafiosi
Il procuratore de Lucia cita poi l’operazione “Provinciale”, da cui è emersa l’esistenza di tre associazioni per delinquere di stampo mafioso operanti a Messina, nella zona di Provinciale, e facenti capo, rispettivamente, a Lo Duca Giovanni, De Luca Giovanni e Sparacio Salvatore, soggetti di elevatissimo spessore criminale, i quali, avvalendosi di un gruppo di persone che operano alle loro dipendenze, gestiscono svariate attività illecite, operando un capillare controllo del territorio con modalità tipicamente mafiose. Ancora, è stato appurato che Lo Duca Giovanni e De Luca Giovanni, oltre ad essere a capo di due sodalizi aventi le caratteristiche dell’associazione per delinquere di stampo mafioso, gestiscono anche un fiorente traffico di sostanze stupefacenti. Peraltro, tale costruzione è apparsa in linea con un fenomeno già osservato e analizzato nelle indagini di criminalità organizzata sulla città di Messina, e cioè quello relativo ad una storica pax mafiosa tra i vari gruppi operanti sul territorio (clan Giostra, clan Camaro, clan Santa Lucia Sopra Contesse).
La vocazione imprenditoriale
Le più recenti indagini - scrive il magistrato -, hanno confermato tale ricostruzione, lasciando, tuttavia, emergere un nuovo volto della mafia operante nella città di Messina, caratterizzata, oggi più che nel passato, da una vocazione imprenditoriale, nel senso che le attività criminali poste in essere dai clan si rivolgono essenzialmente al controllo dei vari settori dell’economia e di svariate attività commerciali, esercitato o direttamente o secondo i meccanismi dell’interposizione fittizia.
I fiumi di droga
Che il business principale dei gruppi criminali e mafiosi messinesi sia diventato quello della droga lo confermano una serie di indagini citate nella sua relazione dal procuratore de Lucia: Scipione (una associazione a delinquere finalizzata al traffico ed alla cessione di sostanze stupefacenti lungo l’asse Messina-Locride, che si riforniva di sostanze stupefacenti da esponenti di vertice di una delle più pericolose ’ndrine della ’ndrangheta della provincia di Reggio Calabria, quella dei Morabito di Africo); Red Drug (fiorente traffico di sostanze stupefacenti, tra la Sicilia, il Lazio e l’Abruzzo); Festa in maschera (organizzazione dedita alla commissione di reati in materia di stupefacenti, operante nel territorio di Messina, dotata di collegamenti, per l’acquisto di stupefacente, con gruppi calabresi e gruppi catanesi); Affari di famiglia (una associazione a delinquere dedita al traffico di stupefacenti composta dagli appartenenti al medesimo nucleo familiare); Knock Down (associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, cessione di sostanza stupefacente, nonché per reati contro la persona ed il patrimonio).