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Messina, fissato il processo d’appello “Beta” sul gruppo dei Romeo-Santapaola

In secondo grado si aprirà il 1° aprile prossimo. La “cupola” in stretti rapporti con il clan catanese

Adesso c’è la data. Si aprirà il 1° aprile il processo d’appello per l’operazione antimafia “Beta” della Dda e dei carabinieri del Ros sulla famiglia mafiosa Romeo-Santapaola. In primo grado, nel dicembre del 2020, furono ventuno condanne, alcune parecchio pesanti. Non soltanto ai mafiosi ma anche in quel “mondo di mezzo” tra affaristi, avvocati, imprenditori e funzionari pubblici. Poi si registrarono otto assoluzioni e anche un “non doversi procedere”, dopo la riqualificazione del reato. Seconda pagina giudiziaria quindi di una delle più importanti inchieste degli ultimi anni, che ha certificato la presenza in città negli ultimi decenni della cosiddetta “cellula messinese” del clan catanese dei Santapaola, legata a doppio filo al gruppo etneo anche per strette parentele e considerata “sovraordinata” a tutti i gruppi mafiosi di Messina.
Hanno scritto per esempio i giudici di primo grado, nelle 500 pagine di motivazioni della sentenza, che «... il complesso delle emergenze processuali, che il lungo ed articolato dibattimento ha consegnato alla valutazione del Collegio, ha consentito di validare l’impianto accusatorio in ordine all’esistenza ed operatività in Messina, sin dalla metà degli anni ’90, di un’associazione mafiosa, originariamente collegata al clan “Santapaola-Ercolano” di Catania, di cui ne costituiva iniziale propaggine, e radicatasi nel messinese come cellula autonoma rispetto alla casa-madre, di cui ne vantava la fama; essa è dotata di una propria organizzazione costituita da molti sodali, operanti in vari settori dell’economia nei quali reinvestiva i capitali provento di attività illecita, e di armi a disposizione del sodalizio, che valgono a connotarne la maggiore pericolosità».

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