Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Messina, “Terzo livello”: tutto da rifare. Cancellata l'associazione a delinquere

La Cassazione per l’inchiesta sul “comitato d’affari”: annullamento con rinvio per le ipotesi residuali

L’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile con il suo avvocato Salvatore Silvestro

Cancellata definitivamente l’associazione a delinquere (annullamento senza rinvio «perché il fatto non sussiste»). Processo da rifare per le “ipotesi residuali”. Diventano definitive solo le condanne per il gruppo Pergolizzi, con la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi difensivi. E addirittura il processo per un imputato annullato completamente per difetti di notifica, che dovrà ripartire dal primo grado.

È una vera e propria “rivoluzione giudiziaria” il passaggio in Cassazione di ieri del processo Terzo livello, sul “comitato d’affari” tra politici, imprenditori ed esponenti della criminalità, che fu al centro di un’indagine della Dia conclusa con una serie di arresti nell’agosto del 2018. In appello, nel dicembre del 2020, erano state tredici condanne, alcune dimezzate rispetto al primo grado, e tre assoluzioni piene, più dieci parziali.

Adesso è rimasto da celebrare nuovamente a Messina - la Cassazione ha annullato con rinvio per questa parte -, solo il troncone che riguarda un’ipotesi di turbativa d’asta e tre casi di traffico di influenze illecite, mentre il processo a carico dell’imprenditore Antonio Fiorino è addirittura da ricelebrare dal primo grado per difetti di notifica. In ogni caso, visto che è stata annullata senza rinvio dalla Cassazione tutta la parte di condanna d’appello che ha riguardato l’associazione a delinquere, la vicenda ne esce fortemente ridimensionata.

Nel dicembre del 2020 il processo d’appello era nei confronti di 16 persone. La pena rispetto al primo grado fu dimezzata per l’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, che fu condannata a 4 anni. La pena fu ridotta anche per il commercialista Marco Ardizzone, condannato a 4 anni. Furono decise poi altre condanne per: Giovanni Luciano a un anno e otto mesi, Antonio Fiorino a un anno e quattro mesi, l’ex dg dell’Atm Daniele De Almagro a un anno e tre mesi (pena sospesa). Fu decisa poi la pena per Carmelo Cordaro, Michele Adige, Vincenza Merlino, Stefania Pergolizzi, Sonia Pergolizzi, Teresa Pergolizzi, a un anno e sei mesi. Infine per l’imprenditore milazzese Vincenzo Pergolizzi furono decisi 2 anni e 8 mesi di reclusione. Una sola la conferma di pena, che riguardò Carmelo Pullia (un anno e 8 mesi).

Tutte queste condanne - ad eccezione di quelle che riguardano il gruppo Pergolizzi per la vicenda dell’intestazione fittizia di beni, che sono divenute definitive -, sono state praticamente “azzerate” e in ogni caso saranno ridimensionate visto che è stato cancellato definitivamente il reato di associazione a delinquere.

Tirando le fila delle decisioni della Cassazione: per Pullia, che rispondeva solo del reato associativo, è tutto cancellato, azzeramento che sempre esclusivamente per l’associazione a delinquere ha riguardato anche Barrile, Luciano e Ardizzone.
La Cassazione ha deciso poi l’annullamento con rinvio “per tutti i residui reati”, ovvero la turbativa d’asta per la vicenda Amam, e tre casi di presunto traffico di influenze illecite (i casi Fiorino, Bommarito e De Almagro). Solo per queste quattro ipotesi la Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio, decidendo che il nuovo processo si dovrà ricelebrare davanti alla Corte d’appello di Messina.

Ieri è durata parecchio l’udienza davanti ai giudici della VI sezione penale, diluita tra la mattina e il primo pomeriggio. Sono stati impegnati nelle loro arringhe gli avvocati Salvatore Silvestro, Alessandro Billè, Alberto Gullino, Francesco Campana, Antonino Paratore e Pinuccio Calabrò.

Per la parte che ha riguardato la Barrile, senza dubbio la posizione processuale più importante dell’intera vicenda, l’avvocato Salvatore Silvestro l’ha definita ancora una volta sinteticamente «l’imputata ingombrante ma innocente», e nel suo intervento in Cassazione ha ribadito alcuni concetti-chiave già enucleati in primo e secondo grado. Per esempio l’inutilizzabilità delle intercettazioni, il cui nucleo fondante proveniva da un’altra indagine della Dia, la “Tekno”, oppure la totale insussistenza dei profili legati al cosiddetto traffico di influenze illecite, che sarebbero stati secondo il legale, per così dire, “alterati” rispetto ad una attività perfettamente lecita dell’ex presidente del consiglio comunale, in relazione al ruolo istituzionale rivestito e al suo modo di rapportarsi con gli impiegati comunali.

Caricamento commenti

Commenta la notizia