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L'artista Yuriy Kuku e la sua opera per Messina bloccati in Ucraina. Don Di Stefano: "Dipinge la pace"

Avrebbe dovuto realizzare un quadro di don Tonino Bello, ma la guerra ha fermato tutto. Lo ha raccontato il parroco della chiesa Madonna delle Lacrime del villaggio padre Annibale di Bordonaro

“Quando chiesi a Yuriy Kuku, di realizzare un quadro del venerabile don Tonino Bello, nessuno avrebbe mai potuto credere che, di lì a poco, proprio in Ucraina, sarebbe scoppiata la guerra. Adesso quella tela è bloccata in Ucraina, dove lui l’ha dipinta”. A parlare don Giuseppe Di Stefano, parroco della chiesa Madonna delle Lacrime del villaggio padre Annibale di Bordonaro per la quale Kuku - artista ucraino che vive tra la sua terra d’origine (la regione di Chernivtsi Novoselitsk) e il paese di Stefanaconi in provincia di Vibo Valentia (dove trascorre i mesi estivi) - ha realizzato diverse opere pittoriche.

Anche per la chiesa di Cumia, l’artista aveva realizzato un’opera alcuni anni fa. “Mi piace pensare - prosegue il sacerdote parafrasando le parole di don Tonino, che non esistono coincidenze ma ‘Dio-incidenze’. Non è un caso infatti che, proprio mentre Putin con il suo esercito pianificava l’invasione dell’Ucraina, i pennelli e i colori di Yuri dipingevano la pace, ritraendo il volto di quel profeta del nostro tempo che è don Tonino Bello, autentico costruttore di pace particolarmente caro a Papa Francesco e al nostro arcivescovo Giovanni Accolla”.

In queste ore anche la comunità del villaggio Padre Annibale è raccolta in preghiera per invocare la fine della guerra per Yuri e tutti i fratelli ucraini. “Non possiamo non ricordare il celebre discorso pronunciato a Verona nel 1989 in occasione di un convegno sul tema della pace, così come la scelta di condividere (mentre era già fortemente provato dalla malattia) l’Azione di Pace a Sarajevo nel dicembre 1992 - afferma don Di Stefano -. Oggi più che mai credo che quelle parole intramontabili siano rivolte al popolo ucraino e a ciascuno di noi, ad ogni donna e uomo di buona volontà: ‘in piedi, voi costruttori di pace’. In piedi, perché Dio è e sarà sempre dalla parte di chi persegue la pace, come anche di chi lotta perché i propri diritti non vengano calpestati, primo tra tutti il diritto di esistere, di essere diversi, di essere liberi. La massificazione che le armi di pochi vorrebbero imporre al popolo ucraino sono l’ennesimo tentativo di ledere la dignità e la libertà. Ecco perché non possiamo e non dobbiamo tacere; ecco perché da cristiani, ma prima di tutto da essere umani, dobbiamo fare la nostra parte, dare concretezza al cammino della pace, affrettandolo con ogni mezzo.
Don Tonino sosteneva infatti che: “La pace non è un merletto che si aggiunge all’impegno della Chiesa, bensì il filo che intesse l’intero ordito della sua pastorale. La pace non è una delle mille cose che la Chiesa evangelizza. Non è uno scampolo del suo vasto assortimento, non è un pezzo, tra i tanti, del suo repertorio, ma è l’unico suo annuncio. È il solo brano che essa è abilitata a interpretare”.

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