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Cosa nostra a Barcellona: solo in due rispondono al gip

L’operazione della Dda e dei carabinieri

Solo in due hanno risposto, per negare il loro coinvolgimento. Gli altri sette si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. S’è aperto ieri mattina con il gip Ornella Pastore e in modalità da remoto al computer, il ciclo di interrogatori per gli indagati della recente operazione antimafia che si trovano agli arresti domiciliari. Ai colloqui di garanzia ha presto parte anche il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, che con i colleghi della Dda Fabrizio Monaco, Antonella Fradà e Francesco Massara ha coordinato la maxi indagine che ha portato nella notte tra lunedì e martedì all’emissione di 86 misure cautelari.
Su nove “faccia a faccia” soltanto in due casi si sono registrate le risposte degli indagati, in questo caso Davide Canevari, originario di Reggio Emilia, e il milazzese Natale Morasca, i quali hanno sostanzialmente negato il loro coinvolgimento nell’indagine della Dda e dei carabinieri sulla riorganizzazione di Cosa nostra barcellonese, per la vicenda dello sfruttamento della prostituzione. Oggi si chiude il cerchio con gli ultimi quattro interrogatori di garanzia davanti al gip Pastore. Secondo la ricostruzione della Distrettuale antimafia entrambi, tra Milazzo e i comuni vicini dell’hinterland, avrebbero ceduto «in locazione immobili di loro proprietà a favore dell'organizzazione, ad un prezzo nettamente superiore a quello di mercato e con la piena consapevolezza che al loro interno sarebbe stata esercitata l'attività di prostituzione».

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