«Non presenta elementi clinicamente rilevanti tali da configurare un quadro nosograficamente definito in ambito psichiatrico». E ancora: «Detta condizione non raggiunge i criteri per poter essere considerata malattia in senso medico legale tale da ridurre grandemente o escludere la capacità di intendere o volere e il soggetto andrebbe valutato come imputabile». Ecco i due passaggi fondamentali della perizia psichiatrica su Antonio De Pace, l’infermiere calabrese 28enne reo confesso dell’uccisione della fidanzata Lorena Quaranta, avvenuta il 31 marzo del 2020 in piena fase pandemica del primo drammatico lockdown.
Una perizia che la Corte d’assise ha affidato nell’ottobre del 2021 al prof. Stefano Ferracuti, ordinario di Psichiatria e criminologia all’Università “La Sapienza” di Roma, verificare la capacità di intendere e di volere del giovane al momento del femminicidio e durante il processo. Adesso la perizia è stata depositata, e il clinico conclude sostanzialmente per una capacità da parte di De Pace di stare in giudizio, questo perché «non ha una anamnesi di disturbi psichiatrici».
«Per concludere - ha scritto nella risposta definitiva al quesito dei giudici il prof. Ferracuti -, ritengo di poter affermare che il sig. Antonio De Pace allo stato non presenta elementi clinicamente rilevanti tali da configurare un quadro nosograficamente definito in ambito psichiatrico. La personalità del signore presenta evidenti aspetti ansiosi e non ha una anamnesi di disturbi psichiatrici. All'epoca dei fatti era presente una importante condizione ansiosa, con un vissuto personale di oppressione e idee di riferimento, ma detta condizione non raggiunge i criteri per poter essere considerata malattia in senso medico legale tale da ridurre grandemente o escludere la capacità di intendere o volere e il soggetto andrebbe valutato come imputabile».
A richiedere di analizzare le condizioni mentali dell’imputato è stato il pm Roberto Conte, sulla base della perizia di parte depositata dalla difesa di De Pace, rappresentata dai legali Bruno Ganino e Salvatore Silvestro. Dal canto suo, la difesa di parte civile ha individuato come proprio consulente il dottor Domenico Micale, mentre quella di De Pace ha deciso di affidarsi alla dott. Giusy Fanara. Ad assistere, invece, la famiglia della vittima in questa triste vicenda è l’avvocato Giuseppe Barba.
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