In questa vicenda emerge preponderante il ruolo di mogli e compagne di capi e mediatori: Angela Chiofalo con Ottavio Imbesi; Giusy Giardina con Carmelo Vito Foti e Maria Pittari con Rosario De Pasquale. Le prime due sono in carcere, la terza è agli arresti domiciliari. I tre profili sono delineati da una lettura congiunta della richiesta cautelare suppletiva avanzata dalla Dda e dall’ordinanza di custodia del gip.
Giusy Giardina secondo la Dda avrebbe agito nel «mediare i contatti tra Foti Carmelo Vito ed altri associati, nel prendere parte ad incontri nel corso dei quali si procedeva, tra l’altro, alla consegna di somme di denaro, provento di attività estorsive, e nel compiere altre condotte utili per l’associazione mafiosa».
Maria Pittari secondo la Dda avrebbe «aiutato Foti Carmelo Vito ad assicurare il profitto del delitto di associazione mafiosa e di estorsione, ricevendo ed occultando una somma di denaro pari a quattro mila euro, provento di detti delitti».
I magistrati della Dda si occupano poi di Angela Chiofalo convivente di Imbesi. «Ed, invero, nel marzo del 2020, discutendo con De Pasquale Rosario delle manovre finalizzate a ribadire la diretta riferibilità ad esso Imbesi dell’estorsione in esame - scrivono i magistrati -, piegare la resistenza delle vittime, ed indurle a pagare il pizzo, Imbesi Ottavio riferiva che avrebbe inviato, appunto, la Chiofalo Angela presso la ditta estorta. Evidentemente fedele agli ordini del compagno, da lì a qualche giorno, Chiofalo Angela contattava M. A. - cui, come si è visto, è riferibile l’impresa in questione - e concordava un appuntamento. Il servizio di osservazione consentiva di documentare, il 9 aprile 2020, alle ore 12:20, l’uscita di Chiofalo Angela, alla guida della propria autovettura, dal parcheggio interno della ditta Grandi Magazzini 3G, il cui negozio risultava chiuso per il lockdown previsto dalle disposizioni anticovid».
A distanza di qualche settimana il 27 maggio del 2020, Imbesi e De Pasquale Rosario, discutevano della estorsione alla Grandi Magazzini 3G, «ed Imbesi Ottavio confermava di avere inviato la Chiofalo presso M., evidentemente per riscuotere denaro, o comunque, per indurlo al pagamento dell’estorsione».
Quindi secondo i magistrati «l’insieme di queste risultanze rende evidente la partecipazione della donna al disegno estorsivo, portato avanti dal gruppo mafioso in danno dell’impresa, con conseguente gravità indiziaria per il delitto di cui al capo 2) anche nei suoi confronti».
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