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Rimborsi gonfiati all’Asp di Messina: in 11 a giudizio

L’inchiesta “Apotheke” sui ricettari gestiti dalla farmacia Romeo del rione Aldisio che truffava l’azienda sanitaria

Si chiude con undici rinvii a giudizio decisi dal gup Eugenio Fiorentino l’udienza preliminare del processo “Apotheke”, incentrata sui rimborsi dei farmaci per centinaia di migliaia di euro che sarebbero stati truffati all’Asp di Messina nella catena dei pagamenti di ritorno, dal 2016 fino al febbraio del 2020. Farmaci e rimborsi d’oro. Migliaia e migliaia di prescrizioni a pazienti morti da mesi, oppure “fantasma”, o ancora ignari di tutto. Un procedimento in cui l’Asp ha chiesto e ottenuto di costituirsi parte civile, ed è stata rappresentata dall’avvocato Salvatore Sorbello.
C’era tutto questo nell’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, che nel febbraio del 2020 scosse e non poco il mondo della sanità pubblica messinese, soprattutto quello dei farmacisti e dei medici di base. Adesso, a distanza di due anni da quel clamoroso blitz e dopo una proroga di sei mesi servita soprattutto per studiare la mole di materiale sequestrato nella “centrale” della vicenda, la farmacia Romeo del Villaggio Aldisio, il pm Francesca Bonanzinga ha chiesto e ottenuto in aula il rinvio a giudizio di tutti gli imputati.
Erano dodici le persone coinvolte, con le accuse a vario titolo contestate di truffa e falso anche in forma associativa, con alcuni casi di esercizio abusivo della professione: il farmacista Sergio Romeo, titolare della “Farmacia del Villaggio”, al rione Aldisio; cinque medici di base: Filippo Gregorio Cutrì, Salvatore De Domenico, Basilio Cucinotta, Santi Ielo e Nunzio Minutoli; c’erano poi altre cinque persone indagate per vari reati nell’ambito dell’inchiesta: Giovanni Romeo, padre del farmacista Sergio, Marisa Sparacino, madre del farmacista, Sergio Romano, collaboratore della farmacia, Stefania Samperi, farmacista collaboratrice di Romeo, Valentina Costanzo, farmacista collaboratrice di Romeo, e infine Rosario Palmeri, secondo l’accusa il “collettore” delle ricette, che prelevava dai vari studi medici e consegnava poi in farmacia. Ma c’è qualcuno che è riuscito a farla franca, visto che nel capo d’imputazione principale si parla di un «... altro correo rimasto non identificato». I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere alla truffa aggravata, al falso ideologico, all’esercizio abusivo della professione medica e di farmacista, alla somministrazione di morfina senza la prescrizione medica.

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