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PalaGiustizia di Messina, nuove opzioni sullo sfondo

Il Ministero della Difesa convoca il Comune per chiarire l’esito del Protocollo del 2017

Il Tribunale di Messina

PalaGiustizia, il ping pong continua. Da più di venti anni si leva alto il grido d’allarme del mondo della Giustizia che chiede, a ragione, spazi finalmente adeguati. Sempre nello stesso periodo abbiamo assistito ad un susseguirsi di ipotesi, valutazioni e puntuali dietro front. E la cosa che più lascia da pensare è che i soldi per realizzare una seconda struttura dove ospitare gli uffici che non trovano più spazio a Palazzo Piacentini o che oggi sono in affitto in giro per la città (un milione l’anno la spesa pubblica), quei soldi ci sono da tempo. È doppio l’aggiornamento della vicenda. Perchè, da una parte, c’è l’ennesimo incontro convocato per mercoledì e dall’altra è emerso un nuovo piano, l’ennesimo, per trovare una via d’uscita. Partiamo dalla riunione. A convocarla è il ministero della Difesa che vuole fare il punto della situazione sulla realizzazione del secondo palazzo di Giustizia nella sede del dipartimento di Medicina Legale, l’ex ospedale militare, secondo il protocollo d’Intesa firmato 5 anni fa fra Comune, ministeri Giustizia e Difesa e Agenzia del Demanio. Il sindaco De Luca e gli assessori Caminiti e Mondello hanno già risposto che non potranno essere presenti perché non più in carica, ma hanno inviato una memoria nella quale viene ripercorso quanto accaduto negli ultimi 3 anni.

L’Amministrazione non ha cambiato idea e ritiene che la via preferenziale per la realizzazione del PalaGiustizia bis possa essere quella della costruzione di un edificio ad hoc in via La Farina, dove oggi sorge il parcheggio del “Fosso”. Ad oggi c’è uno studio di prefattibilità economica, condiviso con la Commissione Permanente del Tribunale, con una previsione di spesa di 39 milioni di euro. Ma, scrivono da Palazzo Zanca, l’ostacolo è rimasto la firma del Protocollo che prevedeva la realizzazione all’ex ospedale Militare e lo spostamento del prezioso Dipartimento in via Bonino, dove un tempo sorgeva una sezione della Marina militare. La proposta “via La Farina”, a Roma , non ha mai avuto seguito o concreta risposta e il Protocollo, pur se vigente, non è decollato. Di fronte allo stallo, scrivono il sindaco e gli assessori che non hanno mai sposato il progetto ex Ospedale militare, viene ritirato nel 2019 il progetto del Fosso. Ma la principale accusa che Palazzo Zanca muove al Protocollo è legata all’incognita dei costi e dei tempi di questa doppia operazione edilizia. A gennaio del 2020 il ministero della Difesa ritira la disponibilità a trasferire il proprio ospedale in altra sede. In pratica il Protocollo perde uno dei suoi capisaldi e a febbraio scorso, quell’atto scade. A luglio, il sottosegretario della Giustizia Sisto, rispolvera il progetto del Fosso ma apre anche ad una seconda via, quella di una manifestazione di interesse per verificare se in città ci siano, già pronte, altre soluzioni.

Due ex istituti bancari

E qui arriviamo alla seconda novità. La Patrimonio spa, la partecipata del Comune, ha lanciato un bando per cercare in città, nel raggio di un km da Palazzo Piacentini, e secondo le caratteristiche richieste dal Comitato tecnico del tribunale, uno o più edifici in grado di ospitare il Giudice di Pace, la Corte d’Appello (sezione Lavoro) e l’ufficio notifiche esecuzioni protesti. Si tratta di uffici oggi ospitati fuori dalla sede primaria e che hanno bisogno di una nuova sede in tempi strettissimi per ragioni logistiche e in alcuni casi anche di sicurezza.
Per quel bando sono giunte due proposte. Una è stata scartata ma l’altra è stata ritenuta valida e, alla presenza dei vertici del Tribunale, si legge nella nota inviata al ministero della Difesa, sono stati effettuati dei sopralluoghi. La possibilità è che i tre uffici possano essere trasferiti nelle sedi di via Garibaldi dell’ex Banca di Roma e della Sicilcassa. Due dei palazzi più belli della città che Unicredit ha messo in vendita dopo la chiusura degli sportelli. L’operazione dovrebbe avere un valore di circa 7,5 milioni di euro, e la proprietà ha anche provveduto alle prime progettazioni per la suddivisione degli spazi interni. «Con il ministero della giustizia è in corso la valutazione della compatibilità e la verifica tecnica ed economica» scrivono dal Comune.
E quindi adesso sul tavolo ci sono queste soluzioni: l’ex ospedale militare, ma con un protocollo scaduto, il Fosso di via La Farina con 40 milioni di spesa, le due banche che però servirebbero a coprire una parte del fabbisogno e poi l’opzione via Capra e via Romagnosi, prospettata dall’Inps ma che ha tempi piuttosto lunghi perchè prima si deve liberare la sede della Galleria a due passi da Palazzo Zanca. Quattro strade, ma nessuna sembra maestra.

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