Nell’intraprendere la collaborazione con la giustizia, Filippo Genovese, 35 anni, inteso lo “Scozzese”, con le prime dichiarazioni rese ai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Messina, ha raccontato che ai margini di una “mangiata” organizzata con amici in una stalla ai margini del quartiere Fondaconuovo, di aver esploso 10 colpi di pistola, con una Parabellum 9x21, contro l’auto del padre, reo di essersi vantato di avere avuto rapporti sessuali extraconiugali con una giovane donna. Il nuovo collaboratore di giustizia, oltre ad aver seminato il panico negli anni delle sue pericolose scorribande criminali nel corso di numerose rapine a mano armata commesse con i suoi sodali ai danni di supermercati e centri commerciali, pretendeva a modo suo di mantenere il decoro nella sua famiglia d’origine. L’episodio raccontato dallo “Scozzese” sarebbe avvenuto qualche giorno prima dell’11 luglio 2014, anche perché i dieci colpi di pistola esplosi contro la carrozzeria dell’auto del proprio genitore, che nel frattempo era fuggito per timore di essere ucciso dal figlio, furono uditi nel quartiere e come sempre accade le voce di quella che sembrava una sparatoria si diffuse tanto che gli agenti del Commissariato di polizia effettuarono una ispezione dei luoghi senza rinvenire, né l’auto crivellata dal piombo e nemmeno bossoli espulsi dal caricatore e pallottole esplose dalla potente Parabellum calibro 9x21. La violenta reazione del figlio contro il padre è stata collocata dal collaboratore di giustizia in un ampio ventaglio di tempo, tra il 2013 e il 2014, nel «periodo estivo». Filippo Genovese ha raccontato in una località segreta nemmeno rivelata nei verbali depositati dalla Procura antimafia perché le dichiarazioni in esse estrapolate, al netto dei numerosi omissis, dovranno far parte del processo “Dinastia”, di aver posseduto un cavallo che teneva nella stalla di suo zio a Fondaconuovo. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina