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Mafia a Barcellona, parla Filippo Genovese: «Così avvenne la mia investitura»

I primi verbali sulle rivelazioni del nuovo collaboratore di giustizia Filippo Genovese. Fu Carmelo Mazzù, all’interno del carcere, ad affidare allo “Scozzese” il narcotraffico tra Barcellona e Milazzo. I rapporti con Nino “Testa” Turiano e Tindaro Giardina

Il neo collaboratore di giustizia, Filippo Genovese, 35 anni, meglio conosciuto come il temuto “Scozzese”, era finito in carcere l'ultima volta il 10 maggio dello scorso anno, dopo una movimentata fuga dagli arresti domiciliari causata da una serie di litigi familiari. Forse la frattura con la famiglia d'origine, i cui rapporti non erano di certo idilliaci, potrebbe aver contribuito alla decisione di convertirsi, iniziando a raccontare come e quando, nel carcere di Messina, ha ricevuto l'investitura da Carmelo Mazzù, altro noto esponente della criminalità organizzata, di occuparsi dello spaccio di droga tra Barcellona e Milazzo.
Nel 2014 – così come racconta lo stesso collaboratore di giustizia nei verbali depositati dai magistrati della Procura distrettuale antimafia a beneficio del procedimento penale scaturito dall'operazione “Dinastia” – mentre «ero in carcere a Messina Carmelo Mazzù pure lui detenuto, attraverso la finestra che dà sui passeggi, mi disse di fare sapere ad Alessio Alesci (che poi si è pentito ndr) che non doveva dare del denaro al messinese Turiano Francesco, detto Nino Testa, per questioni di narcotraffico; mi disse anche che, tramite sua moglie Jessica, mi avrebbe fatto avere indicazioni per prendere in mano il narcotraffico organizzato con Mario Calabrò, ponendomi a capo dei suoi cugini, Peppe Ofria e Alessio Alesci».

Filippo Genovese, già processato con il giudizio abbreviato nel procedimento “Dinastia”, è stato assolto perché non sarebbe stata provata la sua partecipazione all'associazione a delinquere finalizzata allo spaccio delle sostanze stupefacenti.

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