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La vecchia Messinambiente è ancora una “bomba”

La curatela fallimentare della Spa che gestiva i rifiuti rivendica crediti, per i periodi 2007-2009 e 2012-2016, superiori a 55 milioni di euro

È una vicenda emblematica, di tutto quello che è stato, e che è ancora, il delicato percorso di risanamento economico-finanziario della città. Sembra un caso vecchio, di cui si è persa la memoria, un “cadavere” morto e sepolto, e invece ecco tornare a galla il nome di Messinambiente e di Ato3, le due società che, prima che nascesse la Messina Servizi, gestivano il complicatissimo settore della raccolta e smaltimento rifiuti. Vicenda di là dagli anni ma con ripercussioni attuali, visto che è al centro anche della rimodulazione del Piano di riequilibrio da parte della Giunta De Luca. La curatela fallimentare di Messinambiente ha scritto al sindaco, prendendo spunto proprio dalle notizie pubblicate sulla in questi giorni. «Abbiamo preso atto dell’impegno dell’Amministrazione comunale – scrive il curatore fallimentare, avv. Antonino Mazzei – per rendere approvabile il Piano di riequilibrio anche ricorrendo a geniali equilibrismi numerici oggettivamente, quanto meno, discutibili». L’ufficio fallimentare della vecchia Spa si dice persuaso che «il risultato di questo impegno possa essere più agevolmente raggiunto attraverso la individuazione incontestata delle passività del Comune in ordine a crediti controversi. Niente di diverso da quanto il Comune ha ritenuto di fare con la definizione, con l’impresa Schipani, di una transazione raggiunta a dispetto della lesione della garanzia patrimoniale che, ai sensi dell’articolo 2740 del Codice civile, beneficia i creditori e quindi anche Messinambiente». La curatela, infatti, ritiene che Messinambiente vanti crediti addirittura per oltre 37 milioni di euro relativi a fatture per gli anni 2007, 2008 e 2009 (comprensivi degli interessi), pari ad altri quasi 18 milioni per prestazioni rese dal 2012 al 2016 e oltre un milione per migliorie apportate alla sede dell’Autocentro Nu di via Salandra, per i costi di progettazione dell’impianto di Pace e per interventi sulle isole ecologiche.

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