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La stagione di sangue a Barcellona

Depositate le motivazioni della sentenza d’appello del maxiprocesso Gotha 6 sulla “mattanza” dei 18 omicidi decisi da Cosa nostra a cavallo tra il 1993 e il 2012

Diciotto omicidi di mafia a Barcellona sparpagliati in questa terra quasi per un ventennio. Boss, gregari e irregolari che sgarravano ammazzati per varie ragioni su decisione della “cupola”, e il compenso per i killer spietati e sanguinari che variava da 5 a 20 milioni di lire, oppure 5mila euro, a seconda del personaggio da eliminare. C’è praticamente tutta la storia della mafia barcellonese nelle cinquecento pagine di motivazioni della sentenza d’appello del maxi processo “Gotha 6”, che sono state depositate in questi giorni, scritte dal presidente della Corte d’assise d’appello Maria Pina Lazzara. Che aveva a latere per decidere la collega Maria Eugenia Grimaldi. Il 21 maggio scorso giudici e giurati stabilirono una pioggia di ergastoli. Venne disposto il carcere a vita per i boss Giuseppe Gullotti, Giovanni Rao e Salvatore “Sem” Di Salvo. La stessa pena fu sentenziata anche per Antonino Calderone “Caiella”, Carmelo Giambò, Pietro Mazzagatti e Angelo Caliri, la condanna fu invece ridotta per l’altro Antonino Calderone (cl. 1988). Si tratta di una lunga catena di omicidi avvenuti a Barcellona e in vari centri della zona tirrenica tra il 1993 ed il 2012, anche tra Terme Vigliatore, Falcone, Oliveri, Santa Lucia del Mela, Brolo e Milazzo. E tra queste cinquecento pagine ci sono praticamente le pagine vecchie e nuove della storia delle organizzazioni mafiose della provincia tirrenica, ma anche l’atteggiamento «ondivago ed equivoco del Giambò», il pentito sconfessato, le esecuzioni e le preparazioni tra auto da rubare e pistole da caricare, le riunioni per “deliberare”.

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