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Messina, l’alcolismo? “Un viaggio all’inferno”. Così Giuseppe è uscito dal tunnel

Il racconto di un trentenne che ha iniziato a bere a 14 anni

«Un viaggio all’inferno senza via d’uscita, almeno fin quando non hai toccato il fondo; te ne rendi conto quando inizi a isolarti da tutto e tutti, a sentirti escluso dalla famiglia, dal gruppo, dalla società, vivendo solo per bere e bevendo per vivere». Ha dovuto toccare il fondo per accettare che la dipendenza dall’alcol lo stava portando alla distruzione. Aveva solo 14 anni quando ha iniziato a bere, forse per quella esasperata voglia di emergere nel gruppo. Giuseppe è uno dei membri de “La Fenice alcolisti anonimi” che sabato scorso ha compiuto 30 anni.
«Il giorno che sono entrato qui – racconta –, ho visto allo specchio la mia immagine distorta e ho capito che dovevo fare qualcosa; nel momento in cui accetti di avere un problema, inizi a risolverlo». Con lui, a descrivere la storia del popolo delle 24 ore – come si definiscono dalla consapevolezza che «non è mai l’ultimo bicchiere a far male bensì il primo» –, i fondatori, Orazio e Franco; un credo è racchiuso nel decalogo dei 12 passi e delle 12 tradizioni grazie al quale molti di loro, “scampati all’inferno”, hanno ritrovato la pace interiore raggiungendo la consapevolezza della malattia.

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