È il 10 ottobre del 2012, quando in un autosalone di Capo d’Orlando scoppia una furibonda lite che ben presto sfocia nel sangue. E che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime, se non addirittura tragiche, senza la provvidenziale azione di una persona. Un uomo originario di Sinagra, Vittorio Trovato, all’epoca dei fatti cinquantenne, colpisce un cittadino di nazionalità romena (che allora aveva 22 anni) con una forbice di acciaio dotata di lama piuttosto appuntita. Un fendente lo raggiunge nella regione toracico-addominale e, non contento, gli scaglia contro una sedia, provocando al malcapitato «una ferita lacero contusa alla regione sternale con infrazione del corpo dello sterno, contusione alla spalla sinistra in assenza di lesioni ossee, contusioni e abrasioni diffuse agli arti superiori del corpo», si legge nel capo d’imputazione formulato dalla Procura di Patti. La prognosi è di 15 giorni. Quindi, avrebbe «compiuto atti idonei a diretti in modo univoco a cagionargli la morte». Da qui la pesante contestazione di tentato omicidio, «non verificatosi per il tempestivo intervento» di una terza persona, che costringe l’aggressore a una precipitosa fuga e accompagna la vittima al Pronto soccorso dell’ospedale più vicino, per le cure del caso. Adesso, a oltre nove anni di distanza da quel fatto, si consuma il primo responso nel processo celebrato al Tribunale di Patti. Il giudice Vittorio La Spada ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.
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