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30 marzo 1904: il Kaiser Guglielmo II in visita a Messina

A Stromboli, nel pomeriggio del 30 marzo 1904, si scorge già l’agile sagoma del real panfilo Hohenzollern in rotta verso Capo Peloro. Lo scortano due navi da guerra tedesche, è a bordo Guglielmo II Imperatore di Germania. È atteso a Messina. L’approdo dell’Hohenzollern nel porto falcato è previsto in serata, tra le 20 e 21. Ad accoglierlo non sarà il sindaco, ma il regio commissario Edoardo Verdinois. Il consiglio comunale è infatti stato sciolto per decreto reale. Ed allora, “Viva l’Imperatore!” Con questo grido la Regina del Peloro saluta l’augusto sovrano. È un grido schietto che parte dal cuore”. Così la “Gazzetta di Messina e delle Calabrie” del 30-31 marzo 1904.

L’Hohenzollern si ormeggia a Messina intorno alle 21. Una notte di pioggia, piove ancora fino alle 10 del nuovo giorno. Alle 12, poco dopo lo sparo del cannone, giù la grandine. Guglielmo rimane a bordo, là riceve i notabili della città. L’indomani, primo aprile, cielo azzurro e sereno. L’imperatore partecipa agli uffici divini della Settimana Santa, celebrati a bordo da un pastore luterano. Guglielmo sa che nel pomeriggio i messinesi seguiranno la processione delle Varette, e lascia intendere di volervi assistere. Ma alla fine cambia idea, si limita ad incaricare il fotografo di bordo, Aschutz, di ritrarre quelle venerate statue che evocano la Passione.

Il giorno dopo, di buon mattino, la torpediniera Slepnes si stacca dal molo dei Magazzini generali e si affianca all’Hohenzollern. Alle 9,45 in punto, il Kaiser e il suo seguito lasciano il panfilo e vanno a bordo della torpediniera, che prende il largo e dirige su Taormina. Guglielmo intende visitare la Perla dello Jonio, ma conta di tornare a Messina in serata.

Alle 10.27, a Giardini, una lancia a remi della Slepnes s’accosta ad un pontile. Sbarca l’Imperatore e una gran folla l’applaude. A Taormina si compiace dello spettacolo che offre la natura, ammira l’Etna coperta di neve, il verdeggiare dei monti, l’immensità del mare appena increspato… s’indugia nel Teatro Antico, firma il registro dei visitatori. Poco dopo le 17, la Slepnes compare da dietro la Lanterna del Montorsoli, quindi entra nel porto: il kaiser è di nuovo a Messina. E festeggia la Pasqua. Nella sua tavola piatti tipici, formaggi, vini, dolci locali. Anche una grande cassata “alla siciliana” ordinata al Caffè germanico.

Il 3 e 4 aprile - come rivelano le cronache della “Gazzetta” - sono giornate decisamente intense, per Guglielmo di Hohenzollern. Che intanto si mostra finalmente, alla Marina, a migliaia di cittadini acclamanti. Ed è un grido solo: Viva l’Imperatore! Un landau l’attende nell’atrio del Municipio, un nobile corteo si compone e lentamente s’avvia. Nei balconi è tutto uno sventolio di drappi colorati. Lui saluta inchinandosi appena e compiaciuto sorride. C’è tempo anche per la visita, per via Porta Imperiale, al Gran Camposanto. Il landau con l’Imperatore prosegue al passo verso la riviera nord, meta la lussuosa villa Sanderson di Pace, dove gusta un tè. A due carabinieri di guardia nel viale Principe Amedeo, che riconoscendolo presentano le armi, egli fa segno di ringuainare le spade.

Lo accompagna il console generale Rekowski che - come rileva la storica Michela D’Angelo - dialoga con il kaiser ”sul glorioso passato di Messina e la Sicilia orientale, così come sulla Magna Grecia nell’antichità e nel Medio Evo”. Ed eccolo, il Kaiser, in carrozza scortato da carabinieri a cavallo, nelle nostre colline, per mirare dall’alto la città e lo Stretto. I contadini fermano il lavoro e lo salutano inchinandosi; le contadine gli offrono con garbo zagare, viole, rose, fiori di campo. Una bambina, Elisa, gli lancia tre rose. Ma cadono a terra, lo zio le raccoglie e le porge all’Imperatore. Che ringrazia la piccina e le sorride.

Il 6 aprile 1904 l’Hohenzollern salpa e volge la prua verso Palermo. Guglielmo II di Germania lascia Messina. Dice al regio commissario, salutandolo, di essere immensamente grato per le liete accoglienze ricevute, e gli lascia mille lire. Da distribuire equamente, raccomanda, agli orfanotrofi del canonico Di Francia, all’Istituto del Buon Pastore, all’asilo per l’infanzia abbandonata, alla Piccola Casa del Cuore di Gesù. Un bel segno di generosità per quel memorabile soggiorno in riva allo Stretto.

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