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Messina, la gestione confusa dell’emergenza: così il Piemonte paga il fallimento

La chiusura di fatto dell’ospedale di viale Europa destinato al Covid diventa un caso

La chiusura di fatto dell’ospedale Piemonte, destinato alla sola gestione dei pazienti Covid, è l’emblema di ciò che è stato fatto, in due anni di pandemia, per adeguare l’offerta ospedaliera messinese alla pandemia stesso: nulla. Nessun posto di terapia intensiva in più, nessun posto letto di degenza ordinaria in più. Per due anni non s’è fatto altro che tirare, da una parte e dall’altra, una coperta che fatalmente si è rivelata troppo corta ad ogni ondata. Compresa questa, anzi, soprattutto in questa, caratterizzata dalla impressionante contagiosità della variante Omicron.

Il risultato è un vero e proprio pasticcio: aggiungere 40 posti letto Covid al Piemonte significa trasformarlo in Covid Hospital, perché la struttura di viale Europa, lo sanno tutti, non è attrezzata per gestire la “coabitazione” tra pazienti Covid e no Covid. E ancora: significa privare la città di altri 8 posti di rianimazione no Covid (oltre ai 20 già cancellati al Policlinico, perché riservati ai pazienti contagiati); significa compromettere la Rete regionale Ima (Infarto miocardico acuto), come evidenziato in una nota al prefetto e al sindaco dai sindacati Coas e Aaroi-Emac, per via della cancellazione degli 8 posti di Cardiologia con Utic; significa rendere, di fatto, non più operative le unità di chirurgia generale, ortopedia e urologia del Piemonte (anche qui Coas e Aaroi-Emac ricordano che si tratta di strutture inserite nelle reti tempo-dipendenti di emergenza-urgenza e del trattamento della frattura del femore). Il tutto in un contesto in cui il Papardo ha esaurito anch’esso la propria dotazione di posti di rianimazione, tutti destinati al Covid, e il Policlinico ha sospeso i cosiddetti interventi chirurgici “in elezione”, cioè tutti quelli non urgenti e rinviabili a chissà quando. Il risultato è che, ad oggi, l’intera città di Messina può contare su appena 17 posti di rianimazione per i pazienti no Covid. Una miseria.
Nella sostanza, la sanità messinese si ferma per il Covid. E questo perché in due anni non è stato creato un solo posto letto in più che rispondesse alle esigenze di una pandemia senza precedenti. Qualcuno ancora ricorda gli annunci trionfalistici sul Padiglione C del Policlinico, «il nuovo Spallanzani», era stato detto a fine maggio 2020, quando, con la fine della prima ondata, in troppi pensarono, imperdonabilmente, che il Covid fosse già un brutto ricordo. Il «nuovo Spallanzani» è durato una decina di giorni, ad inizio ottobre 2020, il tempo di dichiarare poco sicuri e quindi chiudere i 12 posti finanziati dalla Regione.
Un disastro, che oggi rischia di “uccidere” quella che, storicamente, è sempre stata individuata come la vittima sacrificale della sanità messinese: l’ospedale Piemonte. Ma per rendere l’idea del caos che si sta innescando, non sono poche le difficoltà che si stanno riscontrando, in queste ore, per trasferire altrove i pazienti attualmente ricoverati nella rianimazione del Piemonte. Operazione tutt’altro che semplice, che forse chi appone timbri su atti burocratici non aveva contemplato.

«La decisione di trasformare il Piemonte in Covid Hospital evidenzia il fallimento della politica sanitaria siciliana, che avrebbe dovuto realizzare posti letto Covid in strutture al di fuori degli ospedali, come per esempio l’ex ospedale militare di Messina» attaccano Ivan Tripodi, Pippo Calapai, Alessio Currò, Maurizio Celona e Nino Nunnari della Uil. «Per curare i pazienti affetti da Covid – aggiungono – occorre garantire la presenza di medici specialisti pneumologi ed infettivologi e la distribuzione dello specifico materiale di prevenzione anti-contagio; inoltre, la struttura del nosocomio necessita il rapido adeguamento del sistema di areazione al fine di impedire la diffusione del virus». Per Nino Alibrnadi, Giovanna Bicchieri e Giuseppe Costa della Cisl è «inaccettabile che una struttura così importante ed in una posizione strategica nel cuore della città, diventi dall’oggi al domani un ospedale Covid, abbandonando la gestione delle altre cure. Il rischio, qui a Messina, diventa quello di morire di una malattia diversa dal Coronavirus, perché non è stata fatta una programmazione sulle necessità reali del territorio». C'è il caso specifico dei «cosiddetti tracheostomizzati, che hanno, per legge, diritto ad essere ricoverati in un presidio con posti letto di rianimazione. Il loro trasferimento dalla Gca Piemonte a Casazza ed il fatto che la Rianimazione del Piemonte diventerà Covid, renderà improponibile il loro ricovero nella struttura sanitaria».

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