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Omicidio Portogallo a Messina, cerchio sempre più stretto sul killer

Camaro ripiomba nell’incubo dei morti ammazzati in strada, del sangue che sporca l’asfalto, delle famiglie straziate dal dolore. Dopo l’uccisione del ventenne Giuseppe De Francesco, il 9 aprile del 2016 a “San Paolo”, adesso è l’assassinio del trentunenne messinese Giovanni Portogallo a inquietare i residenti del popoloso rione e impegnare i carabinieri in una caccia all’uomo senza soluzione di continuità.

Dalle 14.30 di domenica scorsa, ora in cui è maturato il delitto, in pieno giorno, alla luce del sole, i militari cercano il killer. Abita poco distante dal luogo in cui è caduto Portogallo ed è rimasto gravemente ferito l’amico trentacinquenne Giuseppe Cannavò. Si è dato alla macchia insieme con la compagna, dopo aver premuto il grilletto di una pistola ben dieci volte. Quattro proiettili hanno trafitto il trentunenne – due alla schiena, altrettanti alle gambe–, non lasciandogli scampo. Le schegge di una pallottola hanno invece raggiunto il collo del trentacinquenne, rendendo necessario il suo trasferimento al Pronto soccorso dell’ospedale Piemonte. Sottoposto a intervento chirurgico, è stato poi trasportato nel reparto di Rianimazione del Policlinico universitario “Gaetano Martino”, dove è tuttora ricoverato in prognosi riservata. Sarebbe comunque fuori pericolo. Appena le condizioni di salute lo consentiranno, la sua testimonianza sarà raccolta dai militari dell’Arma coordinati dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dalla sostituta Stefania La Rosa e potrebbe contribuire a fornire altri tasselli di un puzzle in fase di composizione. C’è da rilevare, però, che fino a questo momento, come sempre accade, nessuno a Camaro ha visto nulla.

Tornando ai fuggitivi, ancora da chiarire se colui che ha fatto fuoco volesse realmente eliminare gli avversarsi di turno oppure, nella concitazione, abbia agito d’impulso. Secondo gli investigatori, non avrebbe abbandonato la città dello Stretto, ma con la compagna avrebbe trovato rifugio da persone fidate o si sarebbe nascosto altrove. Le prossime ore diranno se le ricerche sortiranno gli effetti sperati oppure se i due, sentendo il fiato sul collo e intuendo di non avere chance, si presenteranno spontaneamente in una delle caserme dei carabinieri dislocate sul territorio comunale, consegnandosi alla giustizia.

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