Oggi si celebra l'anniversario del terremoto del 28 dicembre 1908. Sono previsti diversi momenti commemorativi promossi dal Comune e da altri comitati cittadini in diversi siti (cimitero, Stazione, Giardino “G. Micheli”, Largo dei Marinai Russi, chiesa rettoriale di San Giuseppe). Il comitato Messina908 , sulla pagina Fb, mostrerà i nomi di 113 dispersi. In tale occasione, pubblichiamo una breve riflessione inedita del noto giornalista Nuccio Fava, già direttore del Tg1, autentico “figlio dello Stretto”. Il terremoto del 1908, il “disastro per eccellenza”: «Fin da bambino ho vissuto il dolore e le emozioni per l'orribile devastazione per lo storico terremoto di Messina e Reggio Calabria. Ero rifugiato nell'antica casa di Pellaro praticamente di fronte all'altra sponda dello Stretto. Di fronte proprio a Messina. Il mio ricordo è rappresentato soprattutto dalle descrizioni di mia nonna. Ci parlava spesso dalle paure e del disastro enorme del terremoto senza neppure aggiungere Messina e Reggio, perché quello era il disastro per eccellenza. In particolare tornava sempre il ricordo del viaggio del nonno, ufficiale dei bersaglieri di stanza ad Arma di Taggia, in Liguria, (luogo natale del tennista Fognini) a capo del comando della scuola sottufficiali dell'Arma. Tra tante notizie non incoraggianti e possibili ritardi di ogni genere il viaggio finiva a villa San Giovanni. Poi il nonno proseguiva a piedi tra macerie, abitazioni sventrate, paure e sgomenti inarrestabili. Finalmente dopo un lungo tratto tra macerie e piante, il nonno intravide la casa dei suoi, di fronte a Punta Pellaro con in fondo l'Etna; l' abitazione dei mie la sola rimaste in piedi... Devo ai racconti di mia ninnola sensazione vitale di quest'immane catastrofe. Diceva dei tanti gesti di generosità, di solidarietà, di accoglienza. Momenti di solidarietà corale che coinvolsero sia la sponda calabra che quella siciliana dello Stretto. Basti pensare allo straordinario apporto dei marinai russi che Messina continua annualmente a commemorare, e che, ricordo, viene menzionato in una lapide posta a Palazzo Zanca. Oggi paure e sensazioni analoghe proseguono con l'angoscia della pandemia e con l'immutata speranza che passi la notte e si torni a sperare e rinascere…».