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"Cutroni Zodda", due soli reparti operativi al di fuori delle aree Covid

Chirurgia e psichiatria, tra limiti e problemi. Gli effetti di una riconversione quasi integrale ma anche della carenza di infermieri

L’ospedale Cutroni Zodda di Barcellona

Il Covid hospital, parzialmente riconvertito in ospedale dal 21 ottobre con percorsi separati per l'unico reparto Covid di Malattie infettive e per l'unico Pronto soccorso Covid di tutta Italia, trascorsi due mesi ritorna al punto di partenza. Anzi di più: torna ad essere una struttura sanitaria “ibrida” creata per scelte politiche. Infatti chiude l'Unità operativa complessa di Recupero e riabilitazione funzionale; mentre dalle 14 di ieri sono stati riconvertiti in aree covid le Unità di Medicina e Pneumologia, le quali inizieranno a ricoverare solo pazienti affetti da covid.

Tutto ciò in un contesto di gravi carenze di infermieri che risultano in numero inferiore per consentire i normali turni dei reparti, e mantenere aperto il Pronto soccorso, riservato solo a punto di accettazione di pazienti sospettati di essere stati contagiati dal virus. Rispetto agli anni trascorsi quando il Pronto soccorso raggiungeva 21 mila accessi di pazienti in un anno, con la trasformazione che ne limita la reale funzione, dal primo gennaio ad oggi gli accessi registrati sono stati appena 533.

L'unico reparto che resterà non Covid, per soli interventi programmati, sarà la Chirurgia. Il resto sarà area Covid, riducendo così tutte le altre attività ospedaliere in un contesto in cui già mancano cardiologi per coprire i normali turni di guardia attiva, ed anestesisti.

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