Venticinque anni di carcere. Per le accuse di omicidio volontario e lesioni. È stata questa la richiesta di condanna formalizzata stamane dal pm Roberto Conte al processo per l’untore sieropositivo di Messina che ha contagiato alcune sue compagne ed è accusato di averne uccisa una nascondendo la sua malattia. Si tratta del 57enne messinese Luigi De Domenico, secondo la Procura affetto da Hiv, accusato d’omicidio per aver infettato la compagna, poi deceduta tra atroci sofferenze, l’avvocatessa messinese S.G., spirata nel luglio del 2017 a 45 anni. La donna non fu curata per l’Aids contratto dal partner, patologia che non fu mai diagnosticata, e per questo aspetto c'è una seconda inchiesta a carico dei medici che la seguirono durante la malattia.
Siamo quasi all'atto finale per una vicenda tragica davanti a giudici e giurati della Corte d'assise. Il processo è stato aggiornato al 4 gennaio, data in cui interverranno i legali della parte civile, gli avvocati Bonni Candido ed Elena Montalbano, e il difensore dell'uomo, l'avvocato Carlo Autru Ryolo. Il pm Conte ha depositato anche una requisitoria scritta, controfirmata anche dall'ex procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci. E più volte, mentre parlava, ha ribadito un concetto: che molto si deve soprattutto alla tenacia e al coraggio della sorella della vittima, se questa vicenda ha avuto uno sbocco processuale.
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