Messina

Mercoledì 25 Dicembre 2024

Diffamazione aggravata ad Antoci, il giudice di Patti condanna i 3 imputati

Giuseppe Antoci

 Avevano scritto commenti sui social nei quali si parlava di Giuseppe Antoci, a quell’epoca Presidente del Parco dei Nebrodi, ponendo tutta una serie di considerazioni ambigue sul suo operato e dubbiose in ordine all’agguato del 18 maggio 2016. È proprio per queste affermazioni, unite ad altre di diversa carica offensiva, intese a sviluppare concetti legati al professionismo dell'antimafia ed al carrierismo politico, che la Procura della Repubblica di Patti, coordinata dal Procuratore Angelo Cavallo, aveva emesso decreto di citazione a giudizio per diffamazione aggravata nei confronti di Scaffidi Fonti Giuseppe, Latteri Francesco e Scaffidi Fonti Salvatore, quest’ultimo Commissario del Corpo Forestale Regionale e Comandante del Distaccamento di Caronia in provincia di Messina. Oggi la sentenza del Tribunale di Patti, Giudice dott. Vincenzo Mandanici, che condanna i tre soggetti ai sensi e per gli effetti di cui all’art.595 III comma c.p. (diffamazione aggravata). Altri procedimenti sono incardinati presso altre Procure e riguardano soggetti diversi, tutti rinviati a giudizio, che in questi anni hanno tentato di delegittimare l'operato del Presidente Antoci e la sua battaglia contro il malaffare.

“Apprendo con soddisfazione – ha dichiarato Antoci – la decisione del Tribunale di Patti che dà la giusta punizione a chi ha tentato di delegittimarmi diffamandomi. Un segnale anche a tutti coloro che hanno utilizzato false notizie per infangare anche attraverso condivisioni volontarie e scientifiche sui social. Anche per loro cominciano ad arrivare i primi guai giudiziari. Purtroppo la violenza che io attribuisco a questi atteggiamenti – continua Antoci - non è seconda certamente all’attentato mafioso subito da me e dalla mia scorta quel 18 di maggio. Le pallottole del fango fanno più male, perché colpiscono la dignità e dunque proseguirò le azioni giudiziarie anche contro gli altri. Senza indugio”.

Le condanne rappresentano un chiaro e forte messaggio a chi, dopo il gravissimo attentato subito da Antoci e dagli uomini della sua scorta, aveva cercato di delegittimarlo, cercando di bloccare l’opera forte di contrasto alle mafie nel Paese, che dai Nebrodi è partita risalendo lo stivale.

“Un giorno – continua Antoci - un Magistrato in una manifestazione pubblica subito dopo l’attentato disse alla platea: “Se qualcuno adesso pensa di fermare Antoci delegittimandolo, sappia che se la vedrà con lo Stato”. Allora io non capii, ma poi sì… l’ho capito bene, sperimentando sulla mia pelle e quella della mia famiglia questo metodo assurdo e vigliacco della macchina del fango. Adesso la giustizia ne punisce gli autori”.

Le reazioni

«Non posso che esprimere la mia gioia e la mia soddisfazione per la notizia della condanna nei confronti di chi ha messo in dubbio l’operato del mio amico Giuseppe Antoci e addirittura la veridicità dell’attentato che ha subito pur di onorare il suo ruolo di presidente de Parco dei Nebrodi». Lo dichiara Piera Aiello, deputata del gruppo Misto e testimone di giustizia sotto scorta per minacce mafiose. «Tempo fa la stessa vicenda, ma con diversi protagonisti, è stata oggetto di una mia interrogazione parlamentare. Spero che accada lo stesso anche con loro. Questa sentenza restituisce onore a un uomo coraggioso. Chi getta fango su onesti servitori delle istituzioni non può non pagare dazio».

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