Messina, il capo della Procura per i minorenni Andrea Pagano: “Il disagio nei giovani cresce”
Il mondo sconosciuto dei ragazzi. I problemi, le ansie, la crescita esponenziale di minori che fanno il loro ingresso nel circuito penale. Questa esistenza condizionata dal Covid ormai da anni, per loro è come la guerra dei nostri nonni. C’era tanto da dire con il capo della Procura del Tribunale per i minorenni, il magistrato Andrea Pagano, che lavora in silenzio da dieci anni in questa città. E lo abbiamo fatto una mattina nel palazzo di viale Europa che ospita tutti gli uffici che si occupano di minorenni tra la città e la provincia, toccando tanti argomenti. Partiamo da un quadro generale dei minori problematici. Come stanno le cose? Mi limito a segnalare due fattori di cambiamento che mi pare di poter cogliere: uno per il settore penale ed uno per quello civile. Nel penale, riscontriamo un numero progressivamente crescente di cyber crime. In questo ambito, accanto a fenomeni autenticamente criminali, rinveniamo casi in cui riscontriamo che l’intervento giudiziario si sarebbe potuto scongiurare attraverso elementari interventi educativi. Ad esempio, istruiamo numerosi procedimenti per fattispecie di reato estremamente gravi sul piano astratto, riconducibili al fenomeno della pedopornografia, riguardanti la divulgazione di video ed immagini a sfondo erotico, autoprodotti da adolescenti e destinati originariamente ad essere scambiati nell’ambito di un rapporto a due, ma ben presto usciti da tale sfera privata, fino a diventare “virali”. L’impatto di tali vicende sulla vita dei giovani coinvolti è fortissimo, fino a sfociare talvolta in comportamenti autolesionistici o autenticamente suicidiari. Per il settore civile, è cambiato nel corso degli anni il “bacino di utenza”: anni or sono la quasi totalità delle segnalazioni riguardava minori inseriti in contesti degradati, oggi non è più così: il disagio minorile non è più un mero addentellato del degrado socio-economico, sono aumentate le richieste di aiuto che riguardano minori che vivono in contesti agiati, in famiglie della media ed alta borghesia. I nostri minori soffrono di una povertà dell’educazione e, ancor più, di una povertà degli affetti, cui non può porsi rimedio col danaro o con misure assistenziali e, perciò, molto più insidiosa. Guardando ai numeri del suo ufficio si nota una crescita impressionante di disagi nell'ultimo decennio, nel 2021 siamo a oltre 1300 casi rispetto ai circa 200 del 2013... “Crescita impressionante” è un’espressione che rende fedelmente l’idea. Le cause sono molteplici e piuttosto complesse. Entrano senz’altro in gioco tanti fattori: dai flussi migratori, con il carico della gestione dei minori stranieri non accompagnati, al registrarsi di fragilità sempre più gravi e diffuse tra i minori, specie tra gli adolescenti. I giovani del 2021, pagando errori ed ingiustizie addebitabili alle generazioni precedenti hanno finito per interiorizzare tutte le criticità che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio: dal clima di panico e di paura per l’altro, che ha segnato l’apertura del XXI secolo con l’attentato alle Twin Towers ed i successivi fatti di terrorismo internazionale, all’impoverimento determinato dalla crisi finanziaria del 2007-2008, fino all’emergenza pandemica, purtroppo non ancora superata. Non si contano ormai le segnalazioni relative a casi di autolesionismo e pratiche di cutting, di ritiro sociale, di dipendenza patologica da sostanze o da internet, casi esplosi proprio in seguito al lockdown. Il confronto con gli operatori delle strutture sanitarie di neuropsichiatria infantile ci conferma la percezione di una autentica emergenza: credo ci accomuni la sensazione di essere chiamati ad intervenire dopo un bombardamento, tra le macerie, per salvare il salvabile. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina