«In data 27 ottobre 2019, alle ore 2,47, veniva constatato il decesso di Lombardo Enrico». Inizia così l’atto giudiziario con cui gip Fabio Pagana ha clamorosamente riaperto il caso del 42enne Enrico Lombardo, morto a Spadafora nei pressi di via Maniscalco durante fasi molto concitate intorno alle due del mattino, sotto casa della ex compagna, dopo essere stato immobilizzato da alcuni carabinieri, mentre era in forte stato d’agitazione. E l’incipit di sette pagine con cui il gip rigetta la richiesta di archiviazione e assegna altri tre mesi di tempo alla Procura di Messina per svolgere nuove indagini, con uno scopo ben preciso: «... si tratta di capire, allora, se nella concitazione di quei momenti, nella difficoltà certo percepita da tutti gli operanti intervenuti sul posto, le manovre per immobilizzare il Lombardo siano state corrette o se emergono elementi, e a carico di chi, per ravvisare eventuali responsabilità penali per il successivo decesso».
Interrogativo chiave
È questo l’interrogativo chiave secondo il magistrato per comprendere fino in fondo se quella notte ci sono stati abusi correzionali o colpe mediche, nel procedimento che vede iscritte nel registro degli indagati quattro persone con ipotesi d’accusa diverse: uno dei carabinieri che immobilizzò Lombardo quella notte deve rispondere di morte come conseguenza di altro delitto, e poi ad un medico e due soccorritori del 118 viene contestato l’omicidio colposo. Il passaggio da compiere secondo il gip Pagana, che tra l’altro richiama le risultanze dell’autopsia sul corpo di un uomo visibilmente alterato, «assuntore cronico di sostanza stupefacente (cocaina) ed in stato di “stupefazione acuta” per assunzione recente, appunto della medesima sostanza», è ben preciso: «... orbene - scrive il gip -, una prima considerazione di ordine logico-giuridico si impone: le lesioni riportate dal defunto e riscontrate sul corpo sono state certo frutto della colluttazione tra l’uomo e le Forze dell’Ordine così come lo stress da sforzo. Sul punto si tratta, allora, di vedere se vi siano elementi per affermare che, nel contenere e nell’immobilizzare il Lombardo, sia stata tenuta una condotta consona e proporzionata, in sostanza non idonea a cagionare l’evento e non ascrivibile a colpa penalmente rilevante. A tal riguardo si impone allora un approfondimento investigativo. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina