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Ospedale di Barcellona, la prefetta Di Stani assicura massima attenzione

Il “Cutroni Zodda” è un caso irrisolto: dalla carenza di anestesisti, rianimatori e cardiologi a un Pronto soccorso ormai solo “Covid”

I disagi segnalati sulla funzionalità della struttura ospedaliera in conseguenza dell'emergenza epidemiologic, dal presidente del Comitato civico sorto in difesa dell'Ospedale “Cutroni Zodda” di Barcellon, il professor Enzo Correnti, sono stati fatti propri dal prefetto di Messina Cosima Di Stani che ha dimostrato particolare sensibilità verso le richieste della popolazione di Barcellona e dei restanti 12 Comuni dell'hinterland

Al punto da aver - come scrive in una lettera - interessato «questa Prefettura, al riguardo, la competente Azienda sanitaria provinciale di Messina”. Tale autorevole interessamento lascia ben sperare in impegni più puntuali rispetto all'atteggiamento che la stessa Asp ha avuto nei confronti del Comitato civico pro ospedale. Come si ricorderà, i vertici aziendali hanno persino declinato la partecipazione ad un confronto pubblico sui temi che riguardano la mancata funzionalità del Presidio ospedaliero privo persino del Pronto soccorso, la cui funzione da mesi è ridotta a mera “accettazione” dei casi di pazienti sospettati di aver contratto il coronavirus.

La stessa Prefettura, nell'accogliere le istanze che provengono dalla maggiore delle città del territorio dell'area metropolitana di Messina, ha assicurato al presidente Enzo Correnti che «si fa riserva di partecipare eventuali notizie in ordine alle determinazioni che potranno essere assunte» dall'Asp. Nel caso, ovviamente, ce ne fossero, considerato il perdurante silenzio sui mancati rinforzi del personale specializzato, anestesisti rianimatori e cardiologi, che doveva servire per rendere funzionale un Presidio che allo stato dei fatti è totalmente penalizzato. È stata calpestata anche l'autonomia che era stata attribuita dal Governo regionale e che viene ignorata in sede locale. Non è un caso che l'accusa più frequente fatta dai sindacati e dallo stesso personale sanitario sia quella di fare pagare lo scotto di un forte ridimensionamento della struttura sanitaria divenuta serbatoio da cui attingere personale in favore dell'ospedale gemello di Milazzo.

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