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L'ex bomber Riganò incoraggia i giallorossi: «Il Messina può rialzarsi»

Taranto-Messina non sarà una partita come le altre per Christian Riganò, bomber originario di Lipari, oggi allenatore residente a Firenze, doppio ex della sfida legato ad entrambe le piazze da momenti personali indelebili. «In biancoscudato sono stato solo un anno ma segnando 19 gol cioè il mio massimo in Serie A, restando il miglior marcatore del Messina in categoria - ha ricordato il classe 1974 -. Purtroppo ci è rimasto il dispiacere per essere retrocessi, poi da lì è iniziato il disimpegno dei Franza, la fine di quel progetto e tutto ciò che ne è conseguito. A Taranto invece sono stato due anni, diciamo che per me è stato il vero trampolino di lancio. Fino a quel momento mi conoscevano solo in Sicilia. Abbiamo vinto una C2 alla grande nel 2000 e segnai 14 golt. Poi ho avuto mister Ezio Capuano per qualche mese prima dell'esonero, successivamente non l'ho più in crociato. Con Simonelli riuscimmo a essere competitivi arrivando secondi davanti a corazzate come Pescara e Ascoli, ma perdemmo la finale con Catania. Realizzai 27 reti i 33 gare. Quella tarantina è una piazza strepitoso, come Messina d'altronde».

Entrambe hanno perso l'ultima partita ma mentre il Taranto ha fatto bene a Castellammare e in classifica non viaggia male, il Messina ha deluso con l'Andria ed è con l'acqua alla gola. Pronostico scontato?

«Diciamo che il Messina ha molto più bisogno di una vittoria ma potrebbe stargli bene anche un pareggio a Taranto. Per questo vedo una X».

Ti aspettavi un Messina così deludente in questo momento del campionato?

«Il cambio in panchina con l'addio a Sullo mi fa pensare che ci siano stati dei problemi, ma con Capuano le cose non mi sembra siano andate meglio. Fa riflettere di più il distacco dalla piazza. Non sono sul posto quindi non conosco bene le vicende, però mi sembra assurdo che il tifoso messinese non vada allo stadio. Conosco l'attaccamento alla squadra e non credo possa essere solo delusione per quanto accaduto nel recente passato, anche perché si arrivava dalla vittoria di un campionato. Ricordo il San Filippo pieno nell'ultima partita contro la Fiorentina con la squadra già retrocessa. Hanno contestato ma ci sono stati sino alla fine. Davvero non ci credo a pensare che la squadra non abbia adeguato seguito. E spero che i risultati arrivino».

Ultima battuta su tuo fratello Massimo che guida il Lipari, dopo avere intrapreso la carriera da allenatore. Cosa ne pensi?

«Su questa cosa siamo anche entranti in conflitto, perché lui non era convinto di seguire il corso e io insistevo affinché prendesse il patentino. Ero convinto che avrebbe potuto intraprendere questa strada, anche da secondo in qualche squadra di Serie D o C. Alla fine lo ha seguito a Barcellona, poi è arrivata la chiamata del Lipari, a casa, e ha accettato. È una bella cosa».

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