I clan mafiosi della zona centro-sud hanno scelto il rito abbreviato, vogliono chiudere presto la pratica giudiziaria, mentre i due politici coinvolti per voto di scambio vanno verso il processo con il rito ordinario. È questo il dato saliente della maxi udienza preliminare celebrata ieri davanti al gup Valeria Curatolo per l’operazione “Provinciale”, che nell’aprile scorso aggiornò i legami e le dinamiche mafiose in una fetta consistente di città, partendo appunto dal rione di Provinciale, dove dominava il boss Giovanni Lo Duca, e passando poi per Giovanni De Luca e Salvatore Sparacio, con i loro gruppi insediati a Maregrosso e Fondo Pugliatti. Su 34 imputati dell’inchiesta gestita a suo tempo dalla Dda con indagini interforze tra carabinieri, polizia e guardia di finanza, sono state ben 29 ieri mattina le richieste di giudizio abbreviato e 2 quelle di patteggiamento della pena. In tre invece, i politici Nino e Lino Summa, accusati di voto di scambio, padre e figlio, e l’egiziano Mahamed Naji, hanno optato per l’ordinario. Il gup Curatolo li ha rinviati tutti e tre a giudizio, accogliendo la richiesta dell’accusa, ieri rappresentata dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dal sostituto della Dda Liliana Todaro, fissando l’inizio del processo per il 22 febbraio prossimo.
Rito abbreviato
Ecco invece i 29 imputati che hanno chiesto il rito abbreviato, la prima udienza di trattazione è stata fissata dal gup per il 15 dicembre: Mario Alibrandi, Emmanuele Balsamo, Carlo Cafarella, Antonia Cariolo, Ugo Ciampi, Letterio Cuscinà, Tyron De Francesco, Giovanni De Luca, Rossella De Luca, Giuseppe Esposito, Vincenzo Gangemi, Emanuele Laganà, Graziella La Maestra, Anna Lo Duca, Giovanni Lo Duca, Giuseppe Marra, Domenico Mazzitello, Mario Orlando, Ernesto Paone, Francesco Puleo, Maria Puleo, Domenico Romano, Antonio Scavuzzo, Kevin Schepis, Antonino Soffli, Francesco Sollima, Salvatore Sparacio, Giuseppe Surace e Giovanni Tortorella. Due soltanto le richieste di patteggiamento, avanzate da Gabriella De Luca e Serena Ieni (trattazione il 1° dicembre).
La vicenda del voto di scambio
La vicenda del voto di scambio venne ricostruita durante l’indagine. Il boss Salvatore Sparacio alle elezioni comunali del 10 giugno 2018 avrebbe ricevuto 10mila euro da Natalino “Lino” Summa, all’epoca finito ai domiciliari insieme al padre, l’ex consigliere provinciale Nino Summa. Il capomafia, in cambio dei soldi, avrebbe dovuto procurare voti a Summa che aspirava a diventare consigliere comunale. E il padre del politico avrebbe preso parte agli incontri col boss. L’accordo illecito raggiunto portò a Summa 350 voti che però non furono sufficienti a farlo eleggere, ma solo perché la sua lista non ottenne il quorum. In totale Summa fu il più votato della sua lista, con 868 voti. Nel corso del blitz di aprile nella sua abitazione, durante una perquisizione, furono trovati 30mila euro in contanti, e altri 10mila in ufficio. In casa di Sparacio, invece, furono trovati 15mila euro.