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Stop agli interventi al seno, tutta la verità sul "caso" Messina

Già il 31 gennaio 2020 l’assessorato regionale aveva escluso l’azienda ospedaliera universitaria dalla Rete siciliana dei tumori alla mammella. Arrivando dieci giorni fa ad una diffida formale

“Breast Unit”. È da questa locuzione inglese, semplificazione in due parole del concetto di percorso diagnostico-terapeutico, che bisogna partire per capire come e perché, al Policlinico, si è arrivati allo stop agli interventi chirurgici al seno. Una disposizione messa per iscritto il 16 novembre dal commissario straordinario Giampiero Bonaccorsi e dal direttore sanitario Antonio Levita, ma che, come emerge da una corposa documentazione, viene a molto lontano. Perché, di fatto, secondo la Regione questo stop sarebbe dovuto arrivare molto prima.

L’indagine conoscitiva

A fine gennaio 2019, il dirigente generale dell’assessorato regionale alla Salute, Mario La Rocca, avvia un’indagine conoscitiva tra le aziende sanitarie e ospedaliere siciliane, propedeutica all’adozione di una Rete dei centri di Senologia, una Breast Unit, appunto. L’indagine è “scientifica”: sei schede, contenenti i i requisiti quali-quantitativi e di personale richiesti, che ogni azienda (Policlinico compreso) è chiamata a compilare. Ad inizio febbraio l’allora commissario straordinario del Policlinico (poi direttore generale), Giuseppe Laganga, trasmette tutte le schede richieste. Nove mesi dopo, il 25 novembre, il Policlinico viene visitato dalla Commissione regionale per la definizione della Breast Unit e gli esiti vengono comunicati il 31 gennaio 2020. Un documento, quello dell’assessorato regionale, che diventa una bocciatura.

La bocciatura I primi rilievi riguardano la figura del case manager, la mancanza di un mammotome e di un data manager. Quindi emerge «una discrepanza tra i dati strumentali (4.000) e un bassissimo numero di approfondimenti diagnostici, non in linea con le percentuali attese. L’azienda – viene spiegato – giustifica tale discrepanza per il fatto che nel 2018 l’attività di approfondimento diagnostico è rimasta sospesa per sei mesi e, inoltre, comunica che gli approfondimenti di secondo livello delle donne dello screening l’Asp di Messina li indirizza tutti al P.O. di Taormina, non avvalendosi del supporto delle aziende ospedaliere Papardo e Policlinico». Controdeduzioni che, secondo la Regione, «non giustificano comunque un dato così basso». Vengono analizzati altri aspetti, dalle collaborazioni con centri autorizzati per le indagini genetiche alle prestazioni di fisioterapia e fisiatria, viene osservato che «la radioterapia appare sottodimensionata come organico», che «la chirurgia ha solo due posti letto dedicati alle pazienti con tumore alla mammella» e che mancano «accordi formali con le associazioni di volontariato». La conclusione dell’assessorato è che il Policlinico «non è in possesso di tutti i requisiti previsti», che «il percorso che viene garantito alle pazienti risulta frammentario e non aderente al Percorso regionale», quindi «si ritiene che codesta struttura (il Policlinico, ndc) non possa rientrare a far parte della Rete della Breast Unit della Regione Siciliana». Conseguenza: «Non saranno più remunerate le prestazioni relative agli interventi di tumore della mammella».

La risposta del Policlinico

Il documento, va ribadito, è datato 31 gennaio 2020. Cosa succede in seguito? Meno di un mese dopo, il 20 febbraio, il direttore generale del Policlinico, Laganga, risponde punto per punto: il Case manager «è già stato individuato»; il data manager, invece, è già presente in Oncologia e l’unità di Senologia confluirà nel Dai Oncologico; il mammotome «è in fase di acquisizione»; anche sul fronte degli approfondimenti diagnostici viene assicurato un incremento dei numeri già a partire dal 2020; nel nuovo atto aziendale, peraltro, l’Unità operativa semplice di Senologia viene rifunzionalizzata in Unità operativa semplice dipartimentale, «con risorse e personale autonomo e nuova previsione di posti letto, secondo le esigenze»; per quanto riguarda l’Unità di Radioterapia, Laganga è perentorio nello specificare che «la dotazione organica e le competenze scientifico-assistenziali sono ampiamente complete per le esigenze del Pdta Mammella»; infine, il direttore generale scrive che «sono in corso contatti con associazioni» di volontariato. Ma Laganga aggiunge anche a febbraio 2020 ci sono già «diverse pazienti in lista d’attesa per intervento» e che «verranno comunque gestite presso questa struttura».
Ma la posizione della Regione non cambia. E con decreto, l’assessore Ruggero Razza “disegna” così la Rete dei centri di Senologia o Breast Unit: quattro centri a Palermo (Policlinico, Civico, Villa Sofia e La Maddalena); altrettanti a Catania (il Garibaldi, il Cannizzaro, il Policlinico e il centro Humanitas a Catania); altri centri nelle altre province; solo uno a Messina, il Papardo, a cui si aggiunge il San Vincenzo a Taormina.

Il Policlinico di Messina non c’è. Ma gli interventi chirurgici proseguono, sebbene il decreto preveda che dal 1. settembre 2020 «tutti gli interventi di tumore della mammella (...) potranno essere effettuati esclusivamente presso la Breast Unit individuate». Gli altri «non saranno remunerati», e infatti a ottobre scorso la Regione annuncia al Policlinico che si “riprenderà” i contributi per gli appena 5 interventi chirurgici effettuati dal 1. settembre al 31 dicembre 2020.

L’epilogo

Il commissario del Policlinico, Bonaccorsi, scrive alla Regione, il 21 ottobre scorso, rivendicando «l’imprescindibile diritto del cittadino di scegliere liberamente l’erogatore delle prestazioni sanitarie, anche svincolato da criteri sovraordinari di natura regolamentare-logistica». Ma da qui scaturisce l’epilogo, la pietra tombale, rappresentata dalla nota inviata dall’assessorato regionale alla Salute l’8 novembre scorso. Il dirigente, sempre La Rocca, scrive: «Spiace fa rilevare il mancato rispetto degli ordinamenti cardine della programmazione regionale, invocando la libera scelta del cittadino, laddove invece la scelta dei Centri di Senologia si è basata esclusivamente sul possesso del complesso dei requisiti». La Rocca ribadisce: «La struttura senologica del Policlinico non fa parte della Rete» e «si diffida a proseguire nell’effettuazione di interventi di tumore della mammella». Perentorio. Come lo stop, a quel punto inevitabile, disposto dal commissario Bonaccorsi tre giorni fa. Al Policlinico, per il tumore al seno, non si opera più.

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