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Messina: lo spaccio a Giostra, “stangati” Amante e La Rosa

Altri due rispondevano della detenzione e del porto illegale di una pistola

Ieri davanti al gup Ornella Pastore si è celebrato il giudizio abbreviato - dopo la richiesta di giudizio immediato per “l'evidenza della prova” -, per uno stralcio dell'operazione antidroga “Market place” in cui erano imputati Alessandro Martinez, assistito dall'avvocato Oleg Traclò, e Carlo Altavilla, difeso dall'avvocato Tino Celi, che sono stati entrambi condannati.

I due rispondevano della detenzione e del porto illegale di una pistola di marca e calibro non accertati. Il sostituto della Dda Francesco Massara aveva chiesto per entrambi la pena di anni 5 di reclusione, il gup Pastore li ha condannati a due anni e otto mesi di reclusione. Per altri due imputati, Carmelo Amante e Pasquale La Rosa, assistiti dagli avvocati Antonello Scordo e Ignazio Danzuso, che rispondevano di spaccio di sostanze stupefacenti, originariamente contestato come “ingente quantitativo”, aggravante poi caduta in seguito alla decisione del Tribunale del riesame, il gup Pastore ha deciso la condanna a 3 anni e 4 mesi, in questo caso la stessa pena che aveva richiesto il pm della Dda Massara.

La base in via Seminario Estivo

La droga circolava a fiumi nei condomini delle palazzine popolari di via Seminario Estivo. Almeno un migliaio sono gli episodi di spaccio intercettati a suo tempo dalla Squadra Mobile per la “Market Place” culminata a maggio con l'arresto di 39 persone, di cui 26 in carcere e 13 ai domiciliari. Cinquantadue in totale furono le misure cautelari emesse dal gip. Un duro colpo fu inferto ai clan mafiosi di Giostra. Fu messo allo scoperto un sistema a conduzione familiare dedito al traffico di stupefacenti.

Il mercato della cocaina e altre sostanze, si svolgeva nei pianerottoli dei condomini che erano continuamente frequentati da pusher e tossicodipendenti. L'attività investigativa attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali, immagini delle telecamere e appostamenti, permise di scoprire una articolata organizzazione criminale composta da due cellule riconducibili alle famiglie e ai sodali di Angelo Arrigo e Antonio Bonanno, in guerra tra loro per la spartizione del territorio. Per altri due imputati la pena ha riguardato la detenzione di una pistola

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