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Patti, tangente da 100 mila euro: arrestato ingegnere di 70 anni. Come funziona "lo schema dei tiranti"

Arresti domiciliari per il 70enne ingegnere Basilio Ceraolo, chiamato a rispondere, nella qualità di direttore dei lavori, dell’ipotesi di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità. Accuse fondate sulla circostanziata denuncia dell'imprenditore Fabio D’Agata

Una tangente da circa 100 mila euro, beni ed altre utilità per fini strettamente personali, da lucrare attraverso la riduzione di opere previste nel capitolato dei lavori in corso di esecuzione per il consolidamento del versante roccioso a valle di via Cappuccini a San Marco d’Alunzio.
È questa la ricostruzione, frutto dell’attività investigativa operata dalla Guardia di Finanza, che ha condotto agli arresti domiciliari il 70enne ingegnere Basilio Ceraolo, chiamato a rispondere, nella qualità di direttore dei lavori, dell’ipotesi di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità. Accuse fondate sulla circostanziata denuncia di un imprenditore.
La misura cautelare, disposta dal Gip del Tribunale di Patti, eseguita ieri dalla Fiamme gialle del Comando Provinciale di Messina, giunge al culmine di quattro mesi di indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Patti e svolte dai finanzieri della tenenza di Sant’Agata Militello con gli uomini del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina.

Il meccanismo malato:  "schema tiranti in diversi cantieri"

«Tutto è cominciato con la richiesta da parte sua di ridurre la lunghezza dei tiranti, che non è infondata, ma ero convinto che l’economia derivante da questa riduzione potesse compensare situazioni impreviste all’interno del cantiere. Quando poi mi disse questo risparmio, di circa 200.000 euro, sarebbe stato diviso tra noi in parti uguali, e lui avrebbe pagato i tiranti per l’intera lunghezza nonostante mi avesse chiesto di farlo più corto, lì ho avuto la certezza che stavo diventando socio di un disegno corruttivo a cui non avendo alcuna intenzione di aderire». Ha tutta l’aria di uno "schema" da replicare in altri cantieri il tentativo messo in atto da Basilio Ceraolo in quello di San Marco d’Alunzio, nel Messinese, dove, secondo investigatori e magistratura, ha preteso da direttore dei lavori oltre 100 mila euro a titolo di tangente. «Mi ero abituato a richieste ostili da parte di mafia, 'ndrangheta, ma ancora non da un direttore dei lavori», spiega all’AGI Fabio D’Agata, l’imprenditore che lo ha denunciato.

Le opere includono la realizzazione di paratie in calcestruzzo, sostenuti con barre d’acciaio infisse nella roccia e opere connesse (scavi, tubazioni e opere di drenaggi), per consolidare un costone roccioso franato diverse volte. Le imprese di D’Agata sono specializzate negli interventi sul dissesto idrogeologico, che la Sicilia vive in modo drammatico proprio in queste settimane di pioggia incessante e violenta. «All’interno dell’appalto - racconta D’Agata all’AGI - lui aveva creato una grossa riserva, una lunghezza di 22 metri, che per il totale dei tiranti viene a costare oltre un milione di euro. In realtà se avesse utilizzato le relazioni geologiche allegate al progetto in maniera propria, avrebbe già potuto prevedere tiranti più corti. Non conta tanto la lunghezza del tirante, ma l’ammortamento dello stesso tirante all’interno di uno strato roccioso stabile: una richiesta di riduzione dei tiranti non implica necessariamente una riduzione di stabilità. Questo, però, lui avrebbe potuto capirlo subito, dimensionando zona per zona la lunghezza opportuna. L’avere lasciato la lunghezza a 22 metri mi fa pensare che lo abbia fatto intenzionalmente, per una riserva economica su cui andare a lucrare».
Quello degli interventi sul dissesto idrogeologico è un settore che sta molto a cuore a Nello Musumeci, commissario di governo della Struttura diretta da Maurizio Croce. Eppure, proprio lì potrebbe annidarsi lo "schema" scoperto a San Marco d’Alunzio: «Sì, secondo me - prosegue l’imprenditore che ha denunciato Ceraolo - lo schema esiste. In un passaggio dei colloqui avuti con lui in questi mesi mi disse "le imprese parlano bene di me, dicono che i miei progetti sono ben fatti e si guadagna bene". Era molto orgoglioso, mi faceva esempi di altre imprese e mi disse che un altro cantiere nella stessa area aveva aderito alle sue richieste in maniera preventiva, prima ancora di cominciare i lavori. Anche questo ho detto ai magistrati, ma non so se hanno trovato i riscontri». Ceraolo, oggi agli arresti domiciliari, ha «numerosi incarichi con la Regione e la Struttura del commissario, circa 7 o 8, e lui stesso mi parlava di successive aggiudicazioni: troppi incarichi per un solo professionista, e ciò potrebbe far presupporre qualche aggancio presso la stazione appaltante. Su questo non ho riscontri, ma credo che l’autorità giudiziaria stia lavorando anche in quella direzione».

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