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Truffa immobiliare a Messina, «dimostrata la correttezza ma sei anni sono troppi»

In relazione alla sentenza emessa dalla corte d’Appello, che ha assolto «per non aver commesso il fatto» Giuseppe Giuliano, presidente dell’agenzia immobiliare Italcase, nella vicenda delle truffe immobiliari sull’affare del complesso Fortino a Pace, lo stesso ha inviato una nota.
«Una formula che non lascia nessuna ombra sulla correttezza del mio operato - scrive -, per dimostrarlo però ci sono voluti sei anni di vicende legali, passate per un rinvio a giudizio e una condanna. E un lavoro minuziosissimo portato avanti dall’avvocato Roberto Materia. Assolto, su richiesta del pubblico ministero, in primo grado dall’associazione a delinquere e in appello dall’accusa di truffa aggravata».
«Oggi - prosegue -, emerge la verità che mi rende particolarmente felice e soddisfatto. Dopo anni di estenuanti battaglie legali per dimostrare la mia innocenza i giudici hanno ribaltato la sentenza di prima grado riconoscendomi innocente. Una notizia che rende merito al lavoro portato sempre avanti dalla Italcase che dal 1990 opera con professionalità e correttezza, contraddistinguendosi su tutto il territorio nazionale come azienda leader. E di questo oggi ringrazio la magistratura».
Poi il professionista ripercorre la vicenda: «Un piccolo cantiere cittadino, già al 65 per cento dei lavori avanzati viene affidato ad un gruppo di agenzie tra cui c’è anche la Italcase. Non in esclusiva e pertanto in collaborazione con altre agenzie. Italcase si occupa, per soli tre mesi, di definire alcune compravendite seguendo i clienti fino al compromesso. Subito dopo, l’allontanamento dal cantiere. Dopo oltre due anni per motivi imputabili all’impresa edile il cantiere viene fermato e, anche se prossimi alla consegna, vengono meno le compravendite. L’affare Fortino prende una piega penale dopo una querela presentata dagli acquirenti».
«Sei anni di battaglie legali – dice Giuliano – mi hanno danneggiato. Questa assoluzione ridà dignità ad un imprenditore colpito da una giustizia malata che spesso si accanisce su chi assume visibilità lavorando onestamente. All’epoca dei fatti molti affiliati al mio gruppo lasciarono il mio progetto decretando lo stop di moltissime mie iniziative. Una ferita che sarà difficile rimarginare, ma oggi non mi reggo in piedi dalla forte sensazione di libertà che provo».

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