C’è un’emergenza educativa nelle nostre città. Lo tocchiamo con mano giorno dopo giorno, in troppi episodi che passano sotto silenzio, nei gesti di vandalismo e di bullismo, nella logica violenta del branco, nel senso di impunità che si va coltivando fin dai banchi di scuola. C’è un’emergenza sociale, che riguarda molti giovanissimi e adolescenti messinesi, con problemi e criticità che la pandemia non ha fatto altro che aggravare. Prendere a pugni un defibrillatore, distruggerlo, così, senza alcun motivo plausibile. È quanto avvenuto a piazza Cairoli ed è la punta di un iceberg fatto di una serie di atti assolutamente incomprensibili, espressione di pura e semplice violenza, senza doversi arrampicare sugli specchi per tentare di capire o di giustificare. Da un gruppo di ragazze e ragazzi se ne stacca uno, poi un altro, e un altro ancora, e sferrano colpi su quell’oggetto che, probabilmente, per lui, per loro, non conta assolutamente nulla, avrebbe potuto essere il ramo di un albero, una panchina, una statua, un cestino portarifiuti, quello che contava in quel momento era la “spacconata”, dimostrare di essere un “duro”, uno che detta legge, un capobranco. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina