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Mani sui fondi del turismo, interdizione per 3 imprenditori a Portorosa: sottochiave 135 mila euro

Tre imprenditori sono stati interdetti dall’attività di impresa e professionale per un anno, sequestrate somme e beni per un valore di 135 mila Euro.

Portorosa

Tre imprenditori del settore turistico sospesi per truffa aggravata ai danni dello Stato. I finanzieri del Comando provinciale di Messina hanno eseguito la misura cautelare dell’interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa e professionale per un anno e sequestrato somme e beni per un valore di 135 mila euro. Il provvedimento è stato emesso dal gip di Barcellona Pozzo di Gotto, su richiesta della procura.

In provincia di Messina

Documentate una serie di anomalie relative a una società, con sede a Portorosa, attiva nel settore turistico-marittimo, che aveva richiesto ed ottenuto un finanziamento agevolato di 134.959 euro. La ditta, in realtà, era priva di qualsiasi struttura ed era stata costituita solo fine di accedere alle linee di credito destinate a sostenere lo sviluppo di piccole attività imprenditoriali ad opera di disoccupati o persone in cerca della prima occupazione: agevolazioni finanziarie consistenti in contributi a fondo perduto e mutui a tasso agevolato, gestiti da Invitalia.

I tre imprenditori, di 38, 55 e 43 anni, avevano presentato un progetto d’investimento finalizzato al noleggio imbarcazioni con skipper o senza skipper, gite turistiche ed escursioni giornaliere con skipper, da sottoporre al vaglio d Invitalia.

Proprio in questa fase è merso come avessero falsificato l’autorizzazione di agibilità di un immobile, attraverso una lettera che riproduceva il logo del Comune di Furnari, giungendo persino a produrre un contratto di locazione commerciale riportante, anche in questo caso falsamente, il timbro di registrazione dell’Agenzia delle entrate di Barcellona Pozzo di Gotto.

I fondi sono stati utilizzati per l’acquisto di 5 imbarcazioni di diverse dimensioni, concesse in locazione a un’altra impresa, in violazione dei termini contrattuali sottoscritti con Invitalia, svolgendo, in tal modo, un’attività commerciale diversa da quella ammessa dall’agevolazione. La società, insomma, era, secondo il gip, «un mero strumento nelle mani degli indagati per ottenere il finanziamento a fondo perduto».

 

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