Presidenza del Consiglio dei ministri, Anac, ministero dell’Università, e poi rettorato dell’Ateneo di Messina, Procura della Corte dei Conti siciliana e Nucleo di Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Messina. Sono i destinatari dell’esposto presentato nei giorni scorsi dal coordinatore nazionale del sindacato Fgu, Paolo Todaro, che lancia pesanti ombre sulla nomina a direttore generale dell’Ateneo (avvenuta ben tre anni fa e prorogata questa estate) dell’avvocato Francesco Bonanno. Il quale, sostiene il sindacato, quell’incarico non avrebbe potuto ricoprirlo. Ma per l’Università è tutto ok e a sancirlo, proprio in occasione di quel conferimento, fu l’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, interpellata dal rettore. Tutto ruota – come avvenuto al Comune di Messina per l’incarico di direttore generale assegnato a Federico Basile, finito sotto la lente dell’Anac – attorno al decreto legislativo 39 del 2013, che prevede i casi di inconferibilità e incompatibilità nelle amministrazioni pubbliche. In particolare l’articolo 4 recita così: «A coloro che, nei due anni precedenti, abbiano svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall’amministrazione o dall’ente pubblico che conferisce l’incarico ovvero abbiano svolto in proprio attività professionali, se questa sono regolate, finanziate o comunque retribuite dall’amministrazione o ente che conferisce l’incarico, non possono essere conferiti: gli incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali; gli incarichi di amministratore di ente pubblico, di livello nazionale, regionale e locale; gli incarichi dirigenziali esterni, comunque denominati, nelle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici che siano relativi allo specifico settore o ufficio dell’amministrazione che esercita i poteri di regolazione e finanziamento». Il nodo del contendere riguarda proprio i trascorsi di Francesco Bonanno, ma occorre fare una breve cronistoria dell’incarico. Il 30 ottobre 2018 il Cda dell’Ateneo delibera di emanare un avviso pubblico per l’individuazione del nuovo direttore generale. Due mesi dopo, il 21 dicembre, il rettore Salvatore Cuzzocrea propone di conferire l’incarico all’avvocato Francesco Bonanno, che lo stesso giorno stipula il contratto di lavoro individuale, di diritto privato a tempo determinato, per la durata di tre anni, con decorrenza 31 dicembre 2018 (ma il 27 luglio scorso il Cda ha prorogato l’incarico per un altro triennio). Il punto sollevato dal sindacato è che Bonanno ha avuto ben due incarichi dall’Università «nei due anni precedenti» individuati dal decreto legislativo 39 del 2013. Il primo, quello di liquidatore della società “UniMeLab srl”, società a capitale interamente pubblico, di cui titolare al 100% è proprio l’Università. E fu proprio il rettore Cuzzocrea, nel giugno 2018, a proporre al Cda la nomina di Bonanno quale liquidatore. Il secondo incarico risale più o meno allo stesso periodo: maggio 2018, il Cda delibera – anche in questo caso su proposta del rettore – di conferire un incarico di consulenza e assistenza allo studio legale Seas-Sanzo e Associati, per l’individuazione di una procedura di ristrutturazione del debito relativa alla Innovabic srl, società partecipata dell’Ateneo. A redigere un report dettagliato, in base a quell’incarico, sono due avvocati di quello studio legale e uno di loro è proprio Francesco Bonanno. Eppure, nonostante i due incarichi svolti nel 2018, alla fine di quello stesso anno, e per la precisione il 28 dicembre (ben sette giorni dopo la firma del contratto, peraltro), Bonanno ha firmato e consegnato al rettore un documento, la dichiarazione di assenza di cause di inconferibilità per il 2019. L’avvocato non solo dichiara di non trovarsi in alcuna delle condizioni di inconferibilità previste dal “solito” decreto legislativo, il numero 39 del 2013, ma anche «nei due anni precedenti, di non aver svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dall’Università degli Studi di Messina che conferisce l’incarico, ovvero di non aver svolto in proprio attività professionali, regolate, finanziate o comunque retribuite dalla stessa Amministrazione che conferisce l’incarico». Il quesito è: perché quei due incarichi non rientrano, secondo il direttore generale dell’Ateneo, tra quelli per i quali scatterebbe l’inconferibilità?
La replica del rettore Cuzzocrea
Il rettore Salvatore Cuzzocrea non ha dubbi: «Ho provveduto io stesso, al tempo, ad inviare tutta la documentazione all’Anac, che ha definito legittimo e corretto l’incarico e assegnato». Nel mirino finisce proprio il sindacato Fgu: «È l’ennesima comunicazione su fatti non corretti, con l’unico fine di creare ostruzionismo all’amministrazione universitaria».