
La libertà di pensiero e di azione reclama coerenza. In Italia, per difenderci dal coronavirus, vige l’obbligo di green pass per assistere, ad esempio, agli spettacoli in teatro. Un consigliere di amministrazione dell’Ente “Vittorio Emanuele”, l’architetto Nino Principato, in coerenza con le sue idee, notoriamente provocatorie, contesta questo obbligo e lo paragona al “green kass” di epoca nazista. Applausi a scena aperta dai suoi amici “no vax”. Fischi e “buuuuu” da altri cittadini e da 16 consiglieri comunali, che ne chiedono la testa. Ma se si invoca la libertà di azione e di pensiero, coerentemente, in questo caso, dovrebbe essere lo stesso Principato a dimettersi, essendo amministratore di un Ente che richiede l’obbligo di green pass ai suoi utenti, cioè gli spettatori.
È evidente, comunque, che la presa di posizione dell’architetto, ex dipendente comunale, non può non mettere in imbarazzo sia chi lo ha nominato (il sindaco De Luca che è già dovuto intervenire sulla vicenda “green pass”, mettendo una pezza alla “sceneggiata” compiuta da Red Ronnie davanti al Museo) sia i vertici dell’Ente Teatro, il presidente Miloro, il soprintendente Scoglio e gli altri componenti del Cda. La polemica ha varcato i confini dello Stretto ed è stata ripresa da tutti gli organi di stampa nazionali.
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Persone:
2 Commenti
GIUSEPPE LOMBARDO
29/09/2021 08:14
Principato non si dimetterà mai in rispetto delle sue idee e principalmente del suo estroverso carattere, a questo punto dovrebbe essere il sindaco a provvedere alla sua sostituzione...lo farà? Non penso proprio dopo il caso Red Ronnie che ha dichiarato di avere fatto una delucata. Ecco anche Principato ha fatto una delucata ma che gli dovrebbe costare cara!
Francesco Cappello
29/09/2021 09:32
Osservazione logica e giusta da parte del Sig. d'Amico, istituzionalmente ineccepibile. Mi ero permesso ieri (e ringrazio la Gazzetta per aver pubblicato il mio commento online) di commentare “bonariamente“ la questione, poiché da semplice cittadino posso (entro certi limiti) permettermelo. Forse, anche in relazione ad altri casi che agitano le istituzioni messinesi (penso sopratutto a Confcommercio, al CAS), interventi e mediazioni politiche da parte di chi ancora “sente“ il peso e la responsabilità di ricoprire un ruolo pubblico, non guasterebbero. Aldilà della mia “bonarietà“ mi rendo conto comunque che ricoprire ruoli pubblici richiede uno sforzo intellettuale e morale non comune. Le responsabilità sono grandi e gli errori vanno (se possibile) mediati e infine sanzionati.