La libertà di pensiero e di azione reclama coerenza. In Italia, per difenderci dal coronavirus, vige l’obbligo di green pass per assistere, ad esempio, agli spettacoli in teatro. Un consigliere di amministrazione dell’Ente “Vittorio Emanuele”, l’architetto Nino Principato, in coerenza con le sue idee, notoriamente provocatorie, contesta questo obbligo e lo paragona al “green kass” di epoca nazista. Applausi a scena aperta dai suoi amici “no vax”. Fischi e “buuuuu” da altri cittadini e da 16 consiglieri comunali, che ne chiedono la testa. Ma se si invoca la libertà di azione e di pensiero, coerentemente, in questo caso, dovrebbe essere lo stesso Principato a dimettersi, essendo amministratore di un Ente che richiede l’obbligo di green pass ai suoi utenti, cioè gli spettatori.
È evidente, comunque, che la presa di posizione dell’architetto, ex dipendente comunale, non può non mettere in imbarazzo sia chi lo ha nominato (il sindaco De Luca che è già dovuto intervenire sulla vicenda “green pass”, mettendo una pezza alla “sceneggiata” compiuta da Red Ronnie davanti al Museo) sia i vertici dell’Ente Teatro, il presidente Miloro, il soprintendente Scoglio e gli altri componenti del Cda. La polemica ha varcato i confini dello Stretto ed è stata ripresa da tutti gli organi di stampa nazionali.
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