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Operazione Totem 2 a Messina: "il fatto non sussiste". Tutti i nomi degli assolti

Già il Pm aveva chiesto l'assoluzione per tutti perchè, dopo una sentenza della Cassazione, in questo processo brogliacci e trascrizioni delle intercettazioni raccolte durante le indagini non hanno più “ingresso”.

Operazione “Totem”

Ribaltone, rispetto agli addebiti mossi dalla Dda di Messina, nell'ambito del processo “Totem 2”, sugli affari del clan di Giostra. La Prima sezione penale del Tribunale ha infatti deciso 48 assoluzioni, con la formula «perché il fatto non sussiste». Crolla, pertanto, il castello accusatorio costruito dagli inquirenti, che imputavano, a vario titolo, a decine tra promotori e affiliati condotte mafiose e un giro di scommesse illegali all'ombra del sodalizio attivo nella zona nord della città. Disposta una sola condanna, a 3 mesi di arresto.

Al centro del procedimento penale la parte relativa alla gestione e collocazione in varie attività commerciali, dei cosiddetti Totem, terminali collegati al web per poter effettuare le giocate. Sotto processo i tenutari di sale giochi e centri scommesse. L'accusa contestava l'installazione di questi congegni all'interno di svariati locali, per lo più internet point, sale gioco, bar, per effettuare il gioco a distanza senza l'autorizzazione dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, agevolando così il gioco d'azzardo. Inoltre, alcuni rispondevano dell'organizzazione e gestione della raccolta di scommesse su eventi sportivi, compiendo attività di intermediazione per conto di un allibratore straniero privo di concessione. I magistrati della Dda avevano puntato l'indice anche contro l'aggravante di aver commesso il tutto per agevolare l'associazione mafiosa. Ma già nella requisitoria, il pm Antonella Fradà aveva sollecitato l'assoluzione per tutti, poiché sulla scorta di una sentenza a sezione unite della Cassazione che s'era occupata di intercettazioni, in base alla quale anche in questo processo brogliacci e trascrizioni delle intercettazioni raccolte durante le indagini non hanno più “ingresso”.

Il gip Monica Marino a suo tempo nell'ordinanza di custodia cautelare aveva rivelato che l'associazione diretta da Tibia si muoveva lungo due direttrici: «L'installazione e la gestione in diverse sale giochi controllate dal clan di apparecchiature, che hanno permesso la partecipazione al gioco a distanza (attraverso i “Totem”), in assenza di concessione e autorizzazione; l'acquisizione di ingenti proventi illeciti tramite scommesse on line».

Le persone assolte

La I sezione penale, presieduta dal giudice Adriana Sciglio, ha assolto Antonino Barbera, Luigi Tibia, Luciano De Leo, Giuseppe Schepis, Santi De Leo, Fortunato Bellamacina, Agatino Antonino Epaminonda, Daniele Pantò, Francesco La Camera, Daniele Vinci, Massimo Currò, Paolo Currò, Toruccio Salvatico, Filippo Marsala, Veronica Pernicone, Anna Morana, Luigi Irrera, Paolo Chiaia, Antonino Cutè, Francesco Bitto, Roberto Ferrara, Gaetano Russo, Giovanni Mancuso, Rosario Costantino, Giovanni Zanghì, Carlo Sergi, Pasquale Romeo, Francesco Irrera, Ignazio Vinci, Francesco Giuffrida, Giovanni Ieni, Giovanni Pagano, Concetta Pappalardo, Mario Rello, Francesco Tomasello, Giovanni Versaci, Orazio Margurio, Francesco Guglielmino, Roberto Lecca, Carmelo Salvo, Pietro Santamaria, Natale Caruso, Simone Pati, Antonio Civello, Maria Antonia Cicero, Michele Lombardini, Francesco Gigliarano, Giuseppe Cucinotta.

 

La difesa

Hanno difeso gli avvocati Salvatore Silvestro, Alessandro Billè, Roberto Materia, Giuseppe Donato, Antonio Giacobello, Antonio Arena, Luigi Cangemi, Salvatore Mirabile, Angela Cicciari, Carmelo Picciotto, Gianluca Currò ,Nino Favazzo, Oleg Traclò, Nino Cacia, Fabrizio Alessi, Nunzio Rosso e Cinzia Panebianco.

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