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Messina, la differenza di Caravaggio

L’eleganza e l’incontinenza. La raffinatezza e la sguaiatezza. In queste ultime settimane abbiamo assistito a due modi e stili diametralmente opposti di vivere e girare il mondo, di porgersi alla gente, di dialogare con il proprio pubblico. Qualche giorno fa il mestolaio ormai paramusicale Red Ronnie ci ha francamente disgustato con la sua performance davanti al Museo regionale, con la tiritera “Green pass sì green pass no”, una piazzata intavolata solo per - diciamocelo francamente -, riappropriarsi di un po’ d’attenzione mediatica che ormai manca dopo anni di onorata carriera. E la virata museale è poi finita a tarallucci e vino con l’ingresso e la foto davanti a quei capolavori assoluti del Caravaggio che Messina possiede.
Nell’ultimo week end, invece, Messina ha ospitato un visitatore d’altro tipo, un maestro come Carlo Verdone, che è ormai entrato nel nostro immaginario collettivo cinematografico. È andato al Museo anche lui, quasi in silenzio per non disturbare l’Arte davanti a quei capolavori. Ha postato qualche foto incantato dalla città, poi s’è raccontato con l’anima aperta. Ed ha avuto un seguito straordinario. Senza gridare. Solo mostrando lo stile dei grandi.

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