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Case di cura a Messina, truffa all’Asp sui rimborsi: 25 indagati - TUTTI I NOMI

L’operazione della Procura e della Guardia di Finanza di Messina. Al centro l’attività economica delle case di cura peloritane. La figura dell’ex dirigente Fazio: assunzioni e gioielli in cambio di favori. Sospesi per 4 mesi i manager Miraglia, Chierici e Barresi

Ci sarebbe una maxi truffa sulle prestazioni realizzata dalla sanità privata ai danni dell’Asp alla base della nuova clamorosa indagine della Guardia di Finanza di Messina, nome in codice “Drg”, che ieri mattina ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia siglata dal gip Tiziana Leanza. Il giudice ha disposto nei confronti di 3 persone la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per 4 mesi, e il sequestro di oltre 3 milioni di euro nei confronti di 7 strutture sanitarie private convenzionate. L’inchiesta, coordinata dalla procura guidata da Maurizio de Lucia, coinvolge 25 persone (erano 26, una è deceduta durante le indagini) tra funzionari pubblici dell’Asp di Messina, responsabili e dipendenti delle strutture private.

Figura centrale dell’inchiesta è l’ex dirigente dell’Asp Mariagiuliana Fazio (di recente è andata in pensione, quindi non è destinataria di provvedimento cautelare, n.d.r.), indagata per truffa aggravata allo Stato, accesso abusivo a sistema informatico, falso e corruzione, già a capo del Nucleo operativo di controllo dell’Asp. La donna è descritta dal gip come soggetto che, «forte di una consolidata esperienza amministrativa e burocratica», si è dimostrata «dotata di una pervasiva capacità di orientare l’impatto della macchina amministrativa» da lei diretta, con «atteggiamento spregiudicato, piegandola a interessi di parte in funzione di un tornaconto personale».
La Fazio vantava un «rapporto privilegiato» con i vertici delle case di cura finite sotto inchiesta e in particolare con Emmanuel Miraglia, romano, 81 anni, della Cappellani Giomi S.p.a. e della Giomi S.p.a., società convenzionate che avrebbero guadagnato rimborsi dal Servizio sanitario nazionale per 423.934 euro. Le indagini hanno accertato decine di accessi al portale “Qualità Sicilia SSR”, sottosistema “Controllo qualità e appropriatezza cartelle cliniche e SDO”, predisposto dall’assessorato regionale alla Salute, rilevando che la Fazio aveva fornito ad un medico, dipendente della Giomi S.p.a., oggi indagato per accesso abusivo a sistema informatico, le proprie credenziali riservate, per consentirgli di inserire, indebitamente i dati relativi alle procedure di verifica sulle cartelle cliniche.

Altri indagati di rilievo sono Domenico Chiera, calabrese, 62 anni, direttore sanitario della “Cot”, casa di cura gestita dalla Cure Ortopediche Traumatologiche S.p.a., destinataria di 364.415,77 euro e indagato per accesso abusivo al sistema informatico e il messinese Gustavo Barresi, 51 anni, socio della casa di cura Villa Salus, destinataria di 655.063,55 euro. Per i tre manager è stata disposta la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire incarichi apicali nell’ambito di imprese e persone giuridiche, per la durata di quattro mesi. La procura aveva richiesto per i tre la misura degli arresti domiciliari, ma il gip ha valutato invece come sufficiente una interdizione.

Dall’inchiesta sono emerse irregolarità anche rispetto ad altre case di cura di Messina: la Cristo Re, attraverso il rappresentante legale Antonino Merlino, che ha incassato rimborsi per 259.866,47 euro, e anche in questo caso son o stati accertati accessi abusivi al sistema informatico eseguiti da due dipendenti della Cristo Re S.r.l., oggi indagati; la casa di cura San Camillo, amministrata dalla Provincia Sicula dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, destinataria di 400.594,40 euro e la casa di cura amministrata dalla Carmona S.r.l., attraverso l’amministratrice Caterina Facciolà, che ha incassato 899.215,35 euro.

La Fazio si sarebbe servita della complicità di 14 addetti al suo ufficio, tutti indagati per falso. Dalle indagini è emerso che la donna dava indicazioni ai suoi collaboratori su cosa scrivere, o non far rilevare in sede di ispezione delle case di cura, sollecitando i suoi a non verbalizzare, ad esempio, carenze di personale negli orari notturni «non scriverla come criticità, non la scrivere», diceva non sapendo di essere intercettata. O ancora sulle modalità di intervista dei pazienti sulla qualità del servizio offerto, quando suggeriva che l’attività venisse svolta in presenza del direttore sanitario, così da condizionare i pazienti nelle risposte che avrebbero fornito. «Fate delle interviste ai pazienti insieme al direttore sanitario, però fallo col direttore sanitario così hanno una remora nel .ok ci siamo capiti!...», diceva. Per questo è indagato, per falso, insieme alla Fazio ed agli appartenenti al N.O.C., anche il direttore sanitario della Cappellani Giomi S.p.a..

Infine l’ex dirigente si è resa protagonista anche di altre ipotesi di reato che il gip ha bollato come di «mercimonio della funzione pubblica» per aver sollecitato Emmanuel Miraglia a migliorare il trattamento economico del figlio, dipendente della Giomi S.p.a.. La Fazio avrebbe ricevuto anche gioielli pagati dalla casa di cura, ottenuto da Chiera l’assunzione presso il centro sanitario gestito dalla Cure Ortopediche Traumatologiche S.p.a. del compagno di una sua collaboratrice amministrativa e da Barresi l’assunzione temporanea a Villa Salus di una amica.

L’attività d’indagine ruota intorno al D.R.G. (Diagnosis Related Group), un sistema che consente di classificare ogni caso clinico in una determinata casella. Proprio sulla base del D.R.G. attribuito, quindi, in funzione delle risultanze della scheda di dimissione ospedaliera, ogni Regione prevede la tariffa da rimborsare alla casa di cura privata convenzionata. Vista la procedura prevista è fondamentale l’attività di verifica. Ma l’indagine ha fatto emergere un «articolato e collaudato meccanismo fraudolento, finalizzato a far lievitare artificiosamente l’entità dei rimborsi corrisposti dal sistema sanitario».

 

L’elenco dei coinvolti

Gli indagati sono in tutto 32: 25 persone e 7 cliniche private

Sono globalmente 32 gli indagati di questa inchiesta, 25 le persone fisiche e 7 le persone giuridiche. A quanto pare in passato si sono registrate anche proroghe d’indagine. Ecco i 25 indagati, tra funzionari Asp, medici, rappresentanti della sanità privata e dipendenti a vari livelli:

Mariagiuliana Fazio, 65 anni, Reggio Calabria;
Emmanuel Miraglia, 81 anni, Roma;
Domenico Francesco Chiera,
63 anni, Guardavalle (Cz);
Gustavo Barresi,
51 anni, Messina;
Marco Ferlazzo,
62 anni, Messina;
Antonio Francesco Merlino,
69 anni, Crotone;
Caterina Facciolà,
61 anni, Messina;
Carmelo Catena,
73 anni, Ficarra;
Michele Filippone,
44 anni, Locri;
Antonio Gioacchino Luigi Alaimo,
44 anni, Gela;
Emanuele Puglisi,
50 anni, Villafranca Tirrena;
Santi Mangano,
63 anni, Messina;
Nicola Princiotto,
45 anni, Sant’Agata di Militello;
Aldo Francolino,
69 anni, Messina;
Giovanna Bonaccorso,
62 anni, Messina;
Giovanna Giuffrè,
52 anni, Reggio Calabria;
Letteria Mazzeo,
54 anni, Messina;
Maria Romualda Naso,
64 anni, Messina;
Maria Rosa Biviano,
65 anni, Messina;
Roberto Cicero,
50 anni, Messina;
Maria Tindara Molica Bisci,
55 anni, Gioiosa Marea;
Giovanni Stracuzzi,
49 anni, Barcellona;
Aldo Lo Presti,
47 anni, Barcellona;
Antonino Barca,
58 anni, Barcellona;
Giuseppe Abate,
48 anni, Messina.

Ci sono poi le cliniche private Cot, Cappellani-Giomi, Giomi Spa, Cristo Re, Villa Salus, San Camillo e Carmona.

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