In città si registra l'operatività di una cellula di cosa nostra catanese riconducibile ai Romeo-Santapaola. Il sodalizio avrebbe imposto il proprio potere, tra l'altro, proiettando i propri interessi in diversi settori dell'imprenditoria e della pubblica amministrazione, infiltrando il sistema economico e investendo nello stesso i proventi illeciti.
I clan a livello rionale
Nel territorio urbano - scrive la Dia -, operano altri clan di livello rionale. Si tratta di sodalizi che risultano proiettati verso forme più classiche di profitto illecito come il traffico di stupefacenti e la gestione di scommesse clandestine. A S. Lucia sopra Contesse è egemone il clan Spartà. Alcuni soggetti vicini al gruppo sono stati raggiunti il 13 agosto 2020 da una misura cautelare eseguita dai Carabinieri. Un affiliato del clan è stato inoltre tratto in arresto (ottobre 2020), nell'ambito dell'indagine “Agguato” che ha evidenziato la pericolosità della compagine. L'investigazione ha infatti fatto luce su un'aggressione avvenuta nel gennaio 2016 nei confronti di parenti di un ex boss, scaturita da un conflitto tra gruppi criminali.
A Messina centro, a Provinciale, opera il clan Lo Duca di recente colpito dall'operazione “Flowers” sviluppata nel contrasto alle estorsioni. Sempre a centro, a Camaro, appare attivo il clan Ventura-Ferrante. Nel rione Mangialupi risultano presenti i gruppi Aspri, Trovato, Trischitta e Cutè attivi nel traffico di stupefacenti. Tali sodalizi opererebbero spesso in accordo con clan calabresi reclutando per l'attività di “spaccio” soggetti extracomunitari. In particolare, il gruppo Trovato è stato colpito nello scorso semestre da un significativo sequestro di beni, tra cui compaiono imprese operanti nel settore delle scommesse e degli alimentari/tabacchi. Attivo nella zona centrale, ma nel rione Gravitelli, sarebbe invece il clan Mancuso. Al rione Giostra, risulta radicato il clan Galli-Tibia frequentemente attivo nell'organizzazione delle corse clandestine di cavalli. Assunto confermato dall'operazione “Cesare” che nel novembre 2020 ha tra l'altro comprovato l'importanza di tale settore criminale per il finanziamento del sodalizio.
L'indagine, che ha permesso di sequestrare due società “di fatto” gestite da uno degli indagati, ha inoltre documentato i rapporti tra il gruppo Galli e alcuni affiliati alla famiglia dei Santapaola, finalizzati a organizzare gare ippiche tra scuderie messinesi e catanesi. Il sodalizio è attivo anche nel narcotraffico, come confermato dalle recenti operazioni “Festa in maschera” e “Scipione”, che hanno evidenziato canali di approvvigionamento degli stupefacenti a Catania e in Calabria.
I capitali della 'ndrangheta
Nel merito - scrive la Dia -, il procuratore Maurizio de Lucia, ha sottolineato come si tratti di fenomeni criminali significativi anche sul piano evolutivo, evidenziando che «attraverso il traffico di stupefacenti si creano degli accordi e delle convenienze comuni proprio con la 'ndrangheta, considerato che tale traffico illecito implica una relazione costante delle organizzazioni sia della città di Messina che dell'area di Barcellona con organizzazioni 'ndranghetiste». Il rapporto costante con la criminalità calabrese emerso dalle risultanze investigative è, per i vertici della Procura peloritana, aspetto su cui va posta la massima attenzione «dal punto di vista della prospettazione futura, avendo ragione di ritenere che la 'ndrangheta possa in futuro utilizzare lo stesso canale individuato per gli stupefacenti anche per altri traffici, in particolare quello del reinvestimento dei capitali».
Gli sviluppi futuri
Per il futuro - conclude la Sia -, si ritiene che l'egemonia delle organizzazioni riconducibili a cosa nostra non possa essere messa in discussione. In particolare, nel Capoluogo i clan autoctoni stabili nei singoli quartieri e secondo un consolidato radicamento dovrebbero evitare di entrare in contrasto con i Romeo-Santapaola. La criminalità organizzata storica della città continuerà infatti ad aderire alle competenze rionali riconosciute ai gruppi criminali riferiti a organizzazioni “familiari” consolidate che tendono ad agire autonomamente evitando tuttavia scontri cruenti.
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