Con l'esame del Piano per l’utilizzo del Demanio marittimo che presto approderà in consiglio comunale, riemerge l'annosa questione delle aree demaniali occupate abusivamente da numerosi fabbricati di proprietà privata realizzati negli ultimi 50 anni su superfici demaniali. La linea “rossa” di demarcazione che separa il territorio regionale da quello comunale, tracciata in occasione della revisione del Pudm dall'Autorità demaniale ha fatto riemergere tutta “la polvere” che per decenni era rimasta nascosta sotto il tappeto. Si tratta di una serie di fabbricati, molti dei quali concentrati nella zona che si affaccia sul litorale compreso tra la piazza di Calderà e l'omonimo ponte, di fatto costruiti in riva al mare su aree del demanio. A segnare il confine è la stessa strada litoranea. Quasi tutti i fabbricati compresi in questa vasta superficie, e che confinano a monte con la strada provinciale che attraversa il centro abitato della frazione marina, risulterebbero realizzati su terreni di proprietà dello Stato mai soggetta a sdemanializzazione. Tra questi fabbricati, anche quello che ospita l'ufficio postale di Calderà e l'attiguo fabbricato nel quale è ubicata la farmacia della popolosa frazione marina. Nessuno finora si era preoccupato. Adesso dopo che il Demanio ha tracciato il confine esatto, nasceranno i problemi per i proprietari di case i quali dovranno dimostrare con quale titolo hanno occupato parte dell'area demaniale. Gli stessi in prima istanza avranno la possibilità, dopo l'approvazione del Pudm, di avanzare osservazioni circa l'inserimento di tali fabbricati in questa zona da parte dell'autorità demaniale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina