La madre di Lorena Quaranta ieri mattina aveva al collo un ciondolo pendente con la sua foto che con i passi si muoveva all’altezza del cuore, universo spezzato da sfiorare durante le giornate che restano. In corte d’assise è rimasta per tutto il tempo dell’udienza seduta sull’ultima panca di legno insieme al marito e ai figli ad ascoltare per l’ennesima volta il canovaccio giudiziario amaro che è costretta a subire da quando l’ex di sua figlia, l’infermiere calabrese reo confesso Antonio De Pace, l’ha uccisa il 31 marzo del 2020 in una villetta di Furci Siculo, un centro della zona ionica messinese, a poche settimane dal primo lockdown, dove vivevano insieme da tempo. Lei studiava Medicina, lui lavorava. Quando l’udienza è finita, intorno alle 13, la signora Quaranta e gli altri familiari della studentessa uccisa, anzi dottoressa a tutti gli effetti visto che l’Università di Messina l’ha proclamata qualche mese addietro laureata, era ad un passo dal traguardo della sua vita con la tesi già pronta, si sono radunati vicino all’avvocato Giuseppe Barba che li rappresenta come parte civile al processo e li assiste da sempre. Bisognava vederli con quanta dignità e coraggio parlavano e si sostenevano a vicenda in questa tragedia immane, immane. Hanno perfino stretto la mano ai difensori dell’infermiere per salutarli. E per Antonio De Pace, che è assistito dagli avvocati Salvatore Silvestro e Bruno Ganino, la corte ha deciso ieri mattina di affidare una perizia psichiatrica per comprendere fino in fondo il suo stato mentale all’epoca dei fatti e oggi, su richiesta del pm Roberto Conte. C’è già una perizia psichiatrica sull’uomo, depositata ieri dai suoi difensori, in aula è stata sentita a lungo la dottoressa Giusi Fanara, che l’ha effettuata incontrando per tre volte in carcere De Pace tra giugno e luglio scorsi. E secondo la clinica «... nel momento in cui ha commesso il fatto presentava segni e sintomi psicopatologici nosograficamente inquadrabili in un “disturbo psicotico breve” con marcato fattore di stress in paziente con “disturbo ossessivo-compulsivo”. La florida sintomatologia psicotica (delirio ipocondriaco e persecutorio) ha creato nel predetto una rottura con la realtà, con conseguente omicidio, privo in quel momento totalmente della sua capacità di intendere e di volere». La psichiatra ha ribadito in aula che De Pace, secondo quanto ha potuto stabilire, aveva maturato il convincimento, completamente privo di fondamento, di essere stato contagiato del Covid-19 da Lorena, covando rabbia e risentimento che sono giunti all’acme quando ha progettato di sopprimerla. Una diagnosi terribile. Ma questo è solo uno step che porterà alla sentenza, perché la perizia decisa ieri dalla corte d’assise sarà fondamentale per comprendere tutto. La prossima udienza è fissata per il 20 ottobre.