Due condanne a vita e una assoluzione per i tre imputati accusati di altrettanti omicidi di mafia nel processo generato dall'inchiesta giudiziaria della Dda di Messina denominata “Nemesi” che, dopo decenni di misteri ha consentito, grazie alle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, la riapertura di casi giudiziari che sembravano destinati all'oblio. I giudici della Corte d'Assise, presidente Massimiliano Micali, a latere Giuseppe Miraglia, hanno condannato alla pena dell'ergastolo, i boss Giovanni Rao, 60 anni di Castroreale, soggetto preposto al vertice dell'organizzazione mafiosa della “famiglia dei Barcellonesi” e l'ex macellaio Antonino “Nino” Calderore, 46 anni, inteso “Caiella”, uno dei più spietati sicari della mafia locale, entrambi riconosciuti colpevoli di due distinti delitti: Rao in quanto mandante dell'uccisione dell'emergente Mimmo Tramontana assassinato nella notte del 4 giuigno 2001 sulla litoranea di contrada Caldà mentre faceva ritorno da Milazzo verso la sua casa; Calderone, invece, dell'uccisione di Santi “Santino banana” Bonomo, il quale con le sua azioni delinquenziali di piccolo cabotaggio dava fastidio alla mafia (freddato con diversi colpi di pistola sparati alla testa) e della successiva sparizione con il sistema della lupara bianca del corpo, fatto questo che risale al 12 dicembre 1997. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina