Marco De Marco, scrittore, già vicedirettore dell’Unità, editorialista del Corriere della Sera, ha definito Messina «la città italiana più sospesa tra Storia e Futuro, tra le baracche ereditate dal terremoto del 1908 e il futuribile Ponte sullo Stretto». E poi ha aggiunto: «È vergognoso che 67 Governi italiani siano passati senza mettere mano al risanamento delle baraccopoli messinesi. Ora però si è intervenuti, ci sono i soldi, ci sono i poteri speciali e il commissario, gli alibi non devono esserci più per nessuno». Le telecamere di Agorà Estate, in onda ieri mattina su RaiTre, hanno immortalato il concerto di Mario Biondi, davanti alla spettrale “favela” di Fondo Fucile, quella che è stata per decenni il simbolo del degrado di Messina e che ora, disabitata ormai dalle 170 famiglie che vi vivevano, sta per essere finalmente rasa al suolo. E le immagini del passato – il “solito” terremoto del 1908 – e quelle del presente si sono intrecciate, fornendo un quadro che, pur fermo a certi luoghi comuni, si proietta, comunque, verso il futuro, perché oggi più che mai c’è la possibilità concreta di eliminare «i lebbrosari messinesi». Parola cara al sindaco Cateno De Luca, intervenuto in diretta, molto più rasserenato rispetto ad altri interventi, su altri canali della Rai o di Mediaset, dedicati proprio alla lotta alle baracche. «In tre anni – ha sintetizzato il sindaco – siamo riusciti a ottenere quello che in oltre cento non si è potuto o voluto fare. Abbiamo spinto perché venisse approvata la legge speciale ma ci siamo anche mossi, come dimostra il caso di Fondo Fucile, abbiamo liberato tutte le baracche e ora le demoliremo». I conduttori chiedono quali saranno i tempi: «Li prevede la legge, entro tre anni non ci saranno più le 82 “aree degradate” dove vivono ancora circa ottomila persone». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina