Mentre tutti i riflettori (e anche le diatribe sindacali) sono puntati sull’Atm Spa, quasi ci si dimentica che c’è ancora un’altra Atm, la “vecchia” azienda speciale, di cui nel novembre 2018 il consiglio comunale ha disposto, su proposta del sindaco Cateno De Luca (che ne fece una questione dirimente), la messa in liquidazione. Ma a che punto è la liquidazione? Di fatto è tutto in stand-by. E il perché lo spiegano, tra le pagine della relazione sul terzo anno di mandato, i commissari liquidatori Pietro Picciolo, Fabrizio Gemelli e Roberto Aquila Calabrò.
Il grande vulnus si crea a fine 2019, quando il consiglio comunale boccia il piano di liquidazione predisposto dai tre commissari. Di fatto è il primo, vero atto di una certa importanza dell’amministrazione De Luca che l’Aula decide di non approvare (al punto che, di lì a poco, nascerà il tormentone politico del “Cambio di passo”).
A quel punto si è tentato il “piano B”: «Dalla disamina della situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’azienda – spiegano Picciolo e gli altri – emerge che sussistevano i presupposti soggettivi e oggettivi per la dichiarazione di liquidazione coatta amministrativa dell’azienda». Eccolo il piano B: il 17 dicembre 2019 i commissari depositano l’istanza di liquidazione coatta alla Regione, sottolineando lo stato di «insanabile insolvenza» dell’azienda. Secondo i commissari «la dichiarazione di liquidazione coatta amministrativa si rende particolarmente urgente in quanto non è ipotizzabile procedere ad una liquidazione volontaria, in assenza del supporto dell’ente comunale», assenza conclamata dalla bocciatura del piano in Consiglio.
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