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Messina, il parroco di Bordonaro affida a Maria le donne di Kabul

Ha voluto affidare a Maria “le donne di Kabul e tutte le donne e i bambini che sono le vere vittime della barbarie e della guerra” don Giuseppe Di Stefano, parroco della Madonna delle Lacrime di villaggio Padre Annibale a Bordonaro, con un messaggio corale condiviso con la comunità dei suoi fedeli e l’intera chiesa messinese. “Santa Maria, donna di Kabul, costretta a nascondere la tua femminilità sotto la coltre pesante della brutalità di chi si crede forte, ma ha semplicemente paura del diverso. Santa Maria, donna mortificata, abusata, schiavizzata da chi, in nome di un Dio falso e sanguinario, ha la pretesa di sottomettere e uccidere chiunque abbia il coraggio di ribellarsi, l’ardire di alzare il capo, o semplicemente la sfortuna di stare dalla parte “sbagliata” del mondo. Santa Maria, madre privata del figlio, costretta a lanciarlo oltre il filo spinato, consegnandolo per sempre alle mani di un estraneo sperando possa dargli la protezione che non puoi più dargli tu. Santa Maria, Madonna delle Lacrime nel tuo pianto, il grido sordo e inascoltato di chi non ha altro che disperazione e rabbia, di chi non ha più neppure la forza di imprecare contro un Cielo girato di spalle che da troppo tempo sembra non avere compassione. Santa Maria, oggi le tue lacrime, unite a quelle delle donne di Kabul, alimentano lo sterminato fiume di pianto e di sangue che tuo Figlio Gesù ha versato per la salvezza di tutti. Ottienici il coraggio di indignarci per tanta barbarie e tanto male dilagante, di ribellarci finalmente a quella politica ed economia che continua a fare schiave intere popolazioni nel mondo. Ottienici di tornare umani perché in tutto questo che accade sotto i nostri occhi, non c'è davvero più nulla di umano”. Un messaggio forte condiviso questa mattina anche attraverso i social, con il quale il sacerdote ha fatto appello ai cristiani sparsi nel mondo e a quanti hanno a cuore la pace. “Non è vero - ha detto don Di Stefano - che le parole non contano: le parole accarezzano, incoraggiano, consolano, a volte giudicano, condannano, uccidono. Ci sono parole scelte che appartengono al lessico familiare, parole partorite dal silenzio che profumano di attenzione e tenerezza la vita di chi le pronuncia, come quella di coloro che ne sono destinatari. E poi ci sono parole che non sono vere e proprie parole, sono occhi, mani, lacrime; è questa la bellezza di essere e restare umani. Relegare Maria nelle nostre nicchie e sugli altari è un grave errore; oggi più che mai Lei è impressa, con il suo dolore, nei volti di queste donne, che sono quelli di tutti noi”.

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