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La Tari a Messina: meglio risparmiare o una città pulita?

Il dibattito feroce scatenato dalla proposta dell’amministrazione di aumentare il tributo in nome di un servizio più efficiente

Il day after è ancora carico di veleni. Tutti quelli emersi durante una seduta tesissima con tre momenti clou: prima, il parere del segretario generale Rossana Carrubba che, di fatto, boccia la determina del Sindaco, poi quello in cui il presidente Claudio Cardile allontana l’assessore Musolino dopo un battibecco sulla legittimità del suo intervento, e infine il voto, quello che, in maniera più ampia delle precedenti due occasioni, ha affondato la presa d’atto della determina del sindaco.

Il riferimento alla legge nazionale 147 del 2013 che prevede che sia il Consiglio a dover approvare le tariffe Tari ha dato un solido appoggio all’opposizione ( M5s, Pd, Ora Messina e Sicilia Futura) per sferrare il loro attacco. Ma la bocciatura di martedì pomeriggio ha solo una matrice politica. L’atto, la determina, oggi, è ancora valida.

I veleni politici purtroppo hanno fatto passare in secondo piano un tema molto delicato che avrebbe meritato un approfondimento in un confronto ampio, approfondito e senza pregiudizi reciproci. Uno di quei temi di dibattito anche fuori dal Palazzo. Di quelli che dovrebbero coinvolgere i cittadini. Ricordando che tutto quello che riguarda il ciclo dei rifiuti deve essere pagato con i fondi Tari, è meglio pagare un tributo più caro (aumento medio del 9% per una casa di 93 metri quadri, e quindi per una famiglia di tre persone si tratterebbe di 35 euro che diventano 67 se la casa è di 130 mq) e avere l’impegno che lo spazzamento dei marciapiedi e delle strade diverrà quotidiano e che la città in generale sarà più pulita, oppure, nel biennio del covid, è meglio che questo aumento venga congelato per non aggiungere spese ad altri debiti?

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