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Micali: «Il Cus Unime fatto fuori senza un vero motivo»

Il presidente Nino Micali torna a parlare dopo mesi di silenzio, racconta la sua verità e annuncia battaglia giudiziaria contro l’Ateneo

Uno scontro istituzionale durato mesi. Da un lato l’Università di Messina, dall’altro il Cus Unime. Un muro contro muro troppe volte personificato, nei commenti e non solo: il rettore Salvatore Cuzzocrea contro il presidente del Cus, Nino Micali.
Il culmine a inizio 2021 con gli impianti della Cittadella universitaria dell’Annunziata, tolti al Cus Unime e consegnati alla neonata SSd Unime. Una querelle che ha visto Micali restare in silenzio per mesi.
Silenzio rotto solo ieri, pochi giorni dopo l’approvazione del bilancio 2019 del Cus Unime. Un resoconto economico che sembra ribaltare la storia di un pesantissimo disavanzo della società sportiva, più volte sottolineato. Movimentazione in entrata di 2.377.603 uro ed un totale di uscite di € 2.456.628,82 con un passivo, pertanto, di 79 mila euro circa.
«Quello che si è detto in questi mesi - tuona Micali, presidente del Cus Unime dal 2013 – anzi in quest’ultimo anno, non corrisponde alla verità. Sono state fatte faziosamente dichiarazioni riportanti numeri gonfiati, ma la verità si può leggere nei documenti ufficiali prodotti dal Cus UniMe e dagli organi universitari. Se il Cus avesse avuto quel monte debiti sbandierato oggi emergerebbe dai bilanci e considerando che, come ho appreso dai giornali, il CUS UniMe li avrebbe specialmente nei confronti dell’Università, dovrebbero essere iscritti, oltre che nel bilancio del CUS, anche nei bilanci dell’Università di Messina come crediti. La verità è che il Cus vanta molti crediti nei confronti dell’Università, specie per quello che riguarda le contribuzioni pubbliche legate alla legge nazionale n. 394/77 e regionale. Somme spettanti di diritto al Cus, per spese già dallo stesso sostenute, e che invece sono ancora trattenute dall’Università e parliamo di circa 260 mila euro. È vero che vi è una situazione debitoria, ma essa è stata determinata e messa in crisi dalla revoca unilaterale della convenzione da parte dell’Università, aggravata da un inizio 2020 che sappiamo tutti ha coinciso con la chiusura a causa del Covid».
A causa della ipotetica esposizione debitoria del Cus, si è consumata prima la frattura con l’Università, seguita poi dal commissariamento da parte del Cusi che ha deliberato anche la perdita della qualifica di federato per il CUS Unime.
«Anche qui va ristabilita la verità. Il Cus viene commissariato per norma statutaria. Il 5 ottobre 2020 i Consiglieri hanno disertato la seduta che prevedeva all’odg la convocazione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio 2019, impedendo all’organo sovrano (l’assemblea dei soci) di potere deliberare e decidere sul futuro dell’Associazione. Va detto che il progetto di bilancio 2019 era stato già votato ed approvato dallo stesso Consiglio. Successivamente, pertanto, in assenza di bilancio il Cusi commissaria il Cus e nomina una terna commissariale, che arriva in un secondo momento, quando al CUSI e quindi al Cus UniMe, vengono tolti gli impianti a causa della mancata presentazione nei termini del ricorso al TAR da parte del CUSI. Solo successivamente, in data 12 novembre 2021, lo stesso CUSI, non intendendo assolutamente rinunciare alle prerogative che la legge 394 impone sulla gestione degli impianti sportivi e sullo sport universitario, propone ricorso al TAR contro l’Università. In più, il CUSI revoca l’affiliazione al Cus UniMe. Oltre al danno la beffa. Ma su questo aspetto, comunque, c’è in corso un arbitrato per ristabilire la verità e riottenere quello che ingiustamente c’è stato tolto. A ben vedere, leggendo tra le righe della delibera di esclusione, c’è il tentativo di far passare un accordo tra CUSI e l’Università, mettendo in cattiva luce il Cus UniMe e la mia persona. Salvo poi, lo stesso CUSI, andare a ricorrere al TAR di Catania contro l’Università di Messina. Oggi la parola è passata ai Tribunali. Sarà in quella sede che si deciderà se abbiamo ricevuto vessazioni ed ingiustizie. Il tempo dirà la verità: mi dispiace che è stata affossata una delle migliori realtà sportive dell’intero panorama sportivo italiano ed universitario. A tal proposito da statistiche legate alla legge 394/77 risultavamo tra i primi 10 Cus d’Italia. Come è possibile che nell’arco di pochi mesi ci siamo trasformati da fiore all’occhiello dell’Università di Messina, dello sport messinese, regionale e nazionale ad una associazione in decadenza piena di debiti e in bancarotta? Ci sono state contestate d’improvviso alcune cose: la questione delle utenze precedentemente deliberate da CDA e Senato accademico a carico dell’Università (delibere del 21 dicembre 2018) e poi indebitamente richieste al Cus Unime dal 2019 a firma del direttore generale, i lavori contestati all’improvviso ma eseguiti e comprovati dagli uffici universitari (Ragioneria e servizi tecnici). Il Cus UniMe è stato depredato da sette anni di lavoro. Io personalmente ho presentato un esposto alla Procura della Repubblica, per il quale è stata richiesta archiviazione ma abbiamo già presentato opposizione. E per il resto credo ci siano i margini per chiedere i danni».

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