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Il caso del Palagiustizia di Messina finisce in parlamento

Una vicenda ormai trentennale che non è stata ancora risolta: c’è un finanziamento di 17 milioni mai speso

A maggio sembrava quasi “cosa fatta”. Ma dopo l’ultima riunione della commissione di manutenzione convocata a Palazzo Piacentini dal presidente della Corte d’appello Michele Galluccio, allargata anche al direttore dell’Inps e ai funzionari dell’Agenzia del demanio, l’ottimismo dei tempi cosiddetti “brevi” s’è notevolmente raffreddato per il trasferimento di una parte degli uffici giudiziari negli stabili Inps di via Capra e via Romagnosi.

Anche se allo stato, in ogni caso, dopo che il ministero della Giustizia a maggio aveva dato l’ok per il trasferimento degli uffici del giudice di pace (dichiarati da tempo inagibili) e del giudice del lavoro, questa rimane l’unica vera opzione in campo per dare un volto più dignitoso alla gestione della giustizia in città in due settori nevralgici, attualmente amministrati in condizioni vergognose.

Un’opzione da perseguire ad ogni costo. I tempi si allungano ma si è deciso di insistere su questa strada, nonostante le difficoltà del trasferimento degli uffici Inps in via Argentieri per liberare quelli di via Capra, i lavori di adeguamento normativo in via Romagnosi, e la difficoltà a stabilire l’entità del canone in questo frangente per l’Agenzia del demanio.

Quando la riunione della commissione è finita, l’altra mattina, il sentimento comune dei vertici giudiziari e degli addetti ai lavori era prevalentemente lo sconforto, per i mesi pronosticati che sono in realtà diventati probabilmente anni. Questo però è solo uno degli aspetti di una telenovela amministrativa che va avanti vergognosamente da trent’anni, con 17 milioni di euro stanziati da due decenni e mai utilizzati per realizzare il “miracoloso” palagiustizia bis.

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