Due cantieri bloccati, Padiglioni in corso di ristrutturazione rimasti imbalsamati, un’area sventrata dove le ruspe sono state costrette a fermarsi, per effetto della guerra di ricorsi e controricorsi, delle decisioni della giustizia amministrativa, dei conflitti tra imprese, da un lato, direzione dei lavori, responsabile unico del procedimento e progettisti dall’altro. È una buia stagione, l’estate 2021 in Fiera. L’unica zona fruibile è quella dove è stato realizzato provvisoriamente l’hub vaccinale. Tutt’intorno, silenzio, squallore, abbandono. L’Autorità di sistema portuale, titolare delle aree, si è trovata nel guado e tempi e modalità per uscirne sono ancora incerti. Da un lato, c’è (c’era, ahinoi...) l’appalto, da 7 milioni di euro, per la ristrutturazione di tre Padiglioni vincolati, che era stato aggiudicato a una delle ditte più serie che esistono nel settore delle Costruzioni, l’impresa Lupò. I lavori, finché sono durati, sono andati avanti anche speditamente, si era arrivati a realizzare circa il 70-80 per cento delle opere previste, con il completamento del Portale e la ristrutturazione del “Padiglione delle arti e del turismo”. I problemi sono sorti quando si è scoperto, alla fine del 2017, il grave stato di ammaloramento dei pilastri del lungo Padiglione centrale “a nave”. Da lì sono emersi tanti problemi e nodi irrisolti, che hanno portato l’impresa Lupò a lasciare l’opera e a presentare un esposto a tutte le autorità competenti, contro la gestione dell’appalto da parte dell’Authority. La seconda gara, forse ancora più ambiziosa, sicuramente più costosa, è stata quella riguardante il progetto per la riqualificazione e rifunzionalizzazione degli uffici e del Padiglione d’ingresso della Fiera di Messina”, con importo a base d'asta fissato in poco meno di 10 milioni di euro, oltre agli oneri per la sicurezza pari a 573mila euro non soggetti a ribasso. L'articolo integrale potete leggerlo nell'edizione cartacea - Messina